Oggi il presidente della Regione Sicilia Raffaele Lombardo si dimetterà, dopo circa quattro anni e mezzo di governo. Ieri i suoi uomini, in prima Commissione all’Assemblea regionale siciliana, hanno tentato quello che è stato definito “l’ultimo blitz”, sventato in extremis. In palio il via libera all’ultima dozzina di nomine.
Un’infornata decisa nelle ultime giunte: dal Consorzio autostrade siciliane, alla Crias e all’Ircac, le casse per il credito agevolato agli artigiani e alla cooperative, passando per i parchi delle Madonie e dell’Etna, sino ai manager per le Aziende sanitarie di Catania, Agrigento e Messina, e all’Istituto regionale per lo sviluppo delle attività produttive.Posti quasi tutti prenotati per uomini vicini a Mpa e Fli.
Di converso, vittima dei veti di sindacati e opposizione, viene in parte neutralizzato il testo dell’esecutivo sulla spending review, attesa anche dal governo nazionale, in particolare nella parte che prevede la riduzione del personale con un taglio del 25% dei dirigenti e del 20% del comparto, mentre appare meno certo il blocco delle assunzioni.
Sulla partita delle nomine, si era scatenato nel pomeriggio un clima da rissa: urla e forti tensioni nell’aula dell’Assemblea, con Pdl, Udc e Pid pronti a lanciare strali “contro lo scandaloso assalto del presidente della Regione”, sulla soglia dell’addio.