La vendemmia 2012 è stata annunciata come la seconda più scarsa addirittura dal 1950, con una produzione prevista di 41,2 milioni di ettolitri di vino a dispetto dei 42,7 dell’anno passato. Le prime stime dell’Associazione dei tecnici vitivinicoli italiani indicano quindi un calo del 3,5% rispetto al 2011 e dell’ 8% in rapporto alla media degli ultimi cinque anni. In controtendenza la situazione al Centro-Sud, con una produzione mantenuta sugli standard recenti e in aumento in Puglia e soprattutto in Campania e Sicilia.
Per la Sicilia è previsto un incremento della produttività del 10%; il temuto Lucifero, la serie di anticicloni che ha investito la Penisola per tutta l’estate, l’alta pressione, la totale siccità e le scarse escursioni termiche hanno evidentemente nociuto più ad altre latitudini. Tuttavia la situazione nazionale non è ancora definitiva, anzi – precisa il direttore generale di Assoenologi Giuseppe Martelli – ” il pieno della raccolta in Italia avverrà nella seconda decade di Settembre”.I prossimi giorni saranno dunque decisivi, soprattutto per i vini rossi prodotti nei contesti geografici del Centro-Nord, da uve più tardive. Con giuste precipitazioni e temperature adeguate a inizio Settembre sarà ancora possibile ottenere un ottimo millesimo.
Per quanto riguarda la qualità si prevede comunque un buon livello generale; nel continuo gioco delle variabili che possono determinare le caratteristiche di un vino, le alte temperature e le piogge scarse da una parte limitano le quantità, seccando i terreni e prosciugando le campagne, ma dall’altra garantiscono una difesa dall’insogere delle malattie della vite; ciò significa che l’uva è sana e quindi, in relazione alle altre componenti ambientali, ci sono i margini per poter apprezzare ancora una volta il grande vino italiano.
La speranza è dunque che la qualità delle etichette siciliane e di tutto il vino italiano continui a farsi valere presso i mercati interni ed esteri. Da questo punto di vista c’è un certo ottimismo, perché il vino italiano è sempre il più venduto all’estero, come dimostrano i dati dei primi mesi del 2012, che registrano, per quanto riguarda le esportazioni, un ulteriore e deciso incremento in valore del 6,8%, a dispetto della diminuizione in volume di 5 punti percentuali. Ciò avviene perché il prezzo all’ingrosso del vino italiano è salito del 12,5% e l’eccellenza internazionale continua ad essere mantenuta; la necessità rimane quella di rinvigorire un mercato interno che risente ancora del crollo generale dei consumi.
Marco Mezzatesta