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IMU, a Catania aliquota comunale alle stelle per le case popolari, La Legacoop: “Un salasso per 300 famiglie di Librino”

CATANIA: La seconda rata  dell’Imu rischia di diventare un salasso insostenibile per 300 famiglie  del quartiere Librino, che non sanno come affrontarne il pagamento e chiedono al Comune la riduzione dell’aliquota, fissata dall’Ente al 10,60 per mille.

Stamani, nella sede cittadina di Legacoop, i presidenti  delle principali cooperative catanesi di abitazione a proprietà indivisa, Angelo Lagona della coop “Gli Amiconi” e  Alessandro Scala  della coop “Risveglio”, insieme al presidente provinciale della Lega delle cooperative Giuseppe Giansiracusa , hanno spiegato ai giornalisti i motivi della richiesta che, se non venisse accolta, potrebbe scatenare una clamorosa protesta.

Se l’aliquota  comunale fosse mantenuta al livello previsto dall’amministrazione comunale per una famiglia che ha in uso una casa popolare, ovvero in cooperativa indivisa, di 100 metri quadri  la seconda rata dell’Imu potrebbe arrivare a costare più di mille euro

“Per rendersi conto della differenza basti pensare che con l’Ici  gli appartamenti delle coop indivise della stessa superficie pagavano in totale 240 euro – ha affermato il presidente della coop “Gli Amiconi”  Angelo Lagona -. Con questa aliquota i nostri soci pagherebbero prezzi da seconda casa e da quartieri alti e redditi alti,  insomma tutto il contrario di quanto accade in realtà, perché qui si tratta  di prime case in un quartiere popolare”

Le cooperative di abitazione a proprietà indivisa infatti si occupano di costruire alloggi, di proprietà della cooperativa stessa, da assegnare ai propri soci in uso permanente. Ciò significa che i soci ai quali viene assegnato l’alloggio hanno il diritto di risiedere nelle abitazioni a loro assegnate, versando una quota globale mensile, che comprende l’uso dell’alloggio ed eventuali utenze e spese condominiali. E’ una sorta di affitto, ma si differenzia da esso sia per l’esiguità della somma (solitamente largamente inferiore ai prezzi di mercato, appunto perché priva del carattere speculativo degli affitti) sia per la condizione della proprietà dell’alloggio, il quale appartiene alla cooperativa, e quindi all’intera base sociale.

“Qui ci sono 300 famiglie che non hanno la possibilità di pagare questa super tassa – ha affermato Alessandro Scala, presidente della cooperativa “Risveglio”  – e che, se le cose rimarranno così, sono pronte a piantare le tende in piazza Duomo fino a quando non otterranno il giusto riconoscimento delle loro richieste”.

“Il previgente regime Ici riconosceva alle unità immobiliari appartenenti alle cooperative edilizie a proprietà indivisa, adibite ad abitazione principale dei soci assegnatari, le stesse riduzioni d’imposta e detrazioni previste per le prime case – ha ricordato Giuseppe Giansiracusa – con l’anticipazione sperimentale dell’Imu è stata prevista la detrazione di 200 euro mentre non è stata esplicitata l’applicazione dell’aliquota base dello 0,40 per cento stabilita per le abitazioni principali. In sede di conversione in legge del DL 16 del 2012 è stato previsto che non è dovuta la quota a favore dello Stato per l’Imu relativa alle case appartenenti alle cooperative edilizie a proprietà indivisa, adibite a prima casa. «Pare ovvio – continua Giansiracusa – che la rinuncia dello Stato alla propria quota abbia l’evidente intento di favorire le cooperative edilizie di abitazione (e gli ex Iacp), dando così la possibilità ai Comuni di deliberare le riduzioni di aliquote a favore di tali soggetti per le abitazioni principali dei soci assegnatari. Non a caso la maggior parte dei Comuni italiani (Palermo ha stabilito un aliquota del 7,6 per 1.000 e detrazione 200 euro abitazione principale, lo stesso il comune di Napoli) ha deliberato aliquote agevolate a favore delle stesse cooperative. Per questo chiediamo al sindaco Raffaele Stancanelli  di aderire a questa interpretazione, evitando così – conclude il presidente di Legacoop – che la maggiorazione delle imposte che le cooperative dovrà pagare ricada indirettamente sui soci assegnatari e sulle loro famiglie, in una situazione peraltro di grave crisi economica e dove gli assegnatari nel migliore dei casi sono a monoreddito familiare e  gran parte disoccupati”.

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