Il derby è sempre una partita speciale per mille motivi ma quest’anno c’è un motivo in più, un motivo che lo rende più acceso in tribuna d’onore che sugli spalti o in campo stesso. Lo Monaco sfida il passato, la creatura che ha forgiato con il sapiente lavoro e che oggi, ormai cresciuta, cammina bene, è diventata una bella realtà. In questa sfida Lo Monaco sente in bocca un gusto amaro, amarissimo, che è degenerato, nel suo protagonismo da conferenza stampa ormai arcinoto, in un attacco reiterato verso ciò che più ha amato in vita sua prima di questa estate, il Calcio Catania. Provocazioni, risposte piccate tramite sito ufficiale, bailamme mediatico, antipasto di un derby vissuto già come da tradizione da inizio settimana se non quindici giorni prima.
La sfida come sempre passerà dai toni accesi al campo di gioco, dove conterà ben altro, conterà il carattere, la grinta, la forza. Il Catania, è evidente sbirciando quella classifica imperiosa, gode sicuramente dei favori del pronostico, ma si sa, nella tradizione il derby fa sfida a sè. Il Palermo quindi spera, e deve farlo perché le cose cominciano a mettersi maluccio e se ci si infila nel tunnel della retrocessione poi è difficile uscirne integri.
DIFESE A CONFRONTO
Le differenze sono nette, i numeri impietosi: il Catania ha subito 17 reti segnandone altrettante, il Palermo ne ha segnate molte meno (11, ndr) subendone ben 20. Del resto il 4-3-3 di Maran ha i meccanismi ben oleati, solidità dei centrali che mixano un connubio di esperienza (Legrottaglie) e senso della posizione e tempismo nell’intervento (Spolli) non banale. In fascia Marchese ormai ha trovato la sua consacrazione offrendo prestazioni che trovano il giusto equilibrio tra prontezza e reattività difensiva ed il sostegno agli attacchi, riuscendo ad andare più volte al cross e segnando anche qualche rete. L’unico point of fault forse della difesa può essere Alvarez da sempre discontinuo nel suo rendimento ma che in un sistema ben collaudato come questo fa fatica a giocar male. Dall’altro lato Gasperini acclamato offensivista con occhio però anche alla fase di non possesso schiera un 3-4-2-1 con un trio difensivo ancora da collaudare perfettamente anche se annovera il buon Von Bergen solido e puntuale, Munoz dalle alterne fortune e Donati non proprio difensore di ruolo ma mediano adattato. Bene, basterebbe partire da lì per capire in che situazione sta il Palermo al momento. Certo i tre diventano 5 in fase di copertura con Morganella finto mediano, ma terzino di ruolo e Garcia allo stesso modo dall’altro lato; del resto avere Gomez e Barrientos come clienti non è mai facile.
MEDIANA BELLE SFIDE E POSSIBILI SORPRESE
Discorso mediana tutto da vivere con un Catania a 3 che potrebbe perdere la superiorità numerica, ma solo apparentemente perché Maran prevede sempre che almeno uno dei due esterni partecipi alla fase di possesso e non, partendo da dietro e quindi vicino ai centrocampisti, trasformando la linea a 4 o a 5. Lodi comunque dirigerà le operazioni e la sfida sarà curiosa e sorprendente se dall’altro lato nella posizione di geometra del centrocampo dovrebbe scendere in campo uno fra Kurtic e Viola: entrambe le mediane godono di piedi d’alta qualità e dalle loro invenzioni potrebbero nascere le migliori verticalizzazioni per i compagni. Izco e Almiron garantiranno equilibrio nelle due fasi ma con compiti specifici: il primo avrà quello di innescare le azioni offensive sfruttando la dote di ripartenza sua più grande arma, il secondo invece farà densità in mediana, ma con il piede che si ritrova potrebbe sorprendere da lontano, chiedere a Sorrentino per informazioni. In rosanero invece Rios con compiti aggressivi e Kurtic (Viola) con licenza di inventare in mezzo saranno supportati in fase di spinta dai finti terzini e spereranno di poter creare superiorità in qualche maniera.
In avanti la fantasia va al potere, con il Palermo nei piedi di Miccoli e Brienza (pallino da sempre di Lo Monaco ed infatti oggi titolare fisso dell’attacco rosanero), mentre per il Catania l’estro di Barrientos e Gomez sarà protagonista. Scendendo nel dettaglio si scopre poi come le caratteristiche e i compiti dei vari attaccanti siano disparate.
Palermo: Miccoli avrà il compito di puntare l’area e gli avversari provando a segnare in tutti i modi, dialogando anche con Ilicic e Brienza; proprio quest’ultimo ha il compito principale di saltare l’uomo e creare superiorità, mentre Ilicic avrà un arduo compito: dover collegare le idee di Kurtic (Viola) con la mobilità e l’attacco della profondità di Miccoli e Brienza.
Catania: Doukara al 70% Morimoto al 30%, questa la situazione per il ruolo di punta, che avrà comunque il compito di raccordare in fase di possesso con la mediana. Forse Morimoto avrebbe più le caratteristiche per attaccare la profondità e tirare, ma il ragazzo vive annate così incolore che fare affidamento su di lui in gare così importanti non è il massimo; chissà però, in memoria di quello 0-4, se i sensi sopiti di attaccante di razza potrebbero risvegliarsi. I due a supporto come sempre saranno Gomez e Barrientos: il primo con licenza di uccellare da lontano ogni qual volta rientra con il suo micidiale destro, il secondo con compiti di rifinitura come solo lui sa fare.
Gli ingredienti tattici e qualitativi ci sono non rimane che augurarci
BUON DERBY A TUTTI
Roberto Mattina