CATANIA – È considerato il peggiore degli handicap, ma prima del ventesimo secolo il concetto clinico di autismo non esisteva. Nell’antico folklore europeo questo e altri disturbi affini erano addirittura attribuiti alle fate, che secondo la credenza popolare scambiavano di nascosto i propri neonati imperfetti con quelli umani sani. E “I Bambini delle Fate” si chiama l’attivissima fondazione che un genitore determinato e coraggioso come Franco Antonello ha creato con spirito positivo e risultati sorprendenti, partendo dalla sua vicenda personale di padre di un bellissimo ragazzo ricciuto, il primogenito Andrea, vittima appunto della fin troppo diffusa sindrome di Kanner.
A dispetto di una patologia per molti aspetti invalidante, Franco ha potuto e saputo stringere con il figlio un rapporto profondissimo, varcando la cortina di assenza e impenetrabilità che il DSA (Disturbo dello Spettro Autistico) produce. Fino a concepire un’avventura grandiosa, difficile, imprevedibile: è durato tre mesi il lunghissimo viaggio compiuto da padre e figlio in moto attraverso le Americhe.
Una storia vera in cerca di autore: Franco l’ha raccontata allo scrittore Fulvio Ervas. È nato così il romanzo biografico “Se ti abbraccio non aver paura”, edito nel giugno 2012 e nello stesso anno premio “Anima”, nella categoria letteratura, per il valore sociale dell’opera.
Lunedì 3 dicembre, alle ore 18, Franco Antonello sarà a Catania al Teatro Verga, per continuare a promuovere, in Italia e nel modo, una missione di alto profilo civile. Ad intervistarlo interverrà Michela Giuffrida, firma di spicco del giornalismo siciliano e direttrice di Antenna Sicilia. Filmati vibranti di testimonianze animeranno ulteriormente la serata, ad ingresso libero, che vede promotori il Teatro Stabile di Catania, l’associazione Autismo Oltre Onlus e la casa editrice del libro Marcos y Marcos. Un grande successo editoriale che è in corso di traduzione in sette paesi: Spagna, Germania, Francia, Brasile, Cina, Israele e Turchia.
E il mondo del cinema non si è fatto attendere. La società di produzione Cattleya ha acquistato i diritti di trasposizione cinematografica del romanzo: un’esaltante parabola umana che ha “la forza della vita vera e la bellezza di un sogno”, come spiega lo stesso Franco Antonello.
Da quando i medici hanno diagnosticato al figlio la malattia, Franco ha modificato attività e abitudini: ha affidato la sua azienda editoriale ai collaboratori per dedicarsi ad Andrea e al problema dell’autismo. Il suo spirito, però, non è cambiato. Ha cercato di affrontare la situazione con grinta, con il desiderio di reagire piuttosto che cedere alla sofferenza. Per sostenere progetti legati all’autismo e altre disabilità ha creato, come si è detto, “I Bambini delle Fate”, fondazione che lui, forte della propria esperienza professionale, ha voluto gestita con metodo imprenditoriale, per funzionare da raccordo tra le imprese e il sociale.
“Quello di Franco Antonello – evidenzia il direttore dello Stabile Giuseppe Dipasquale – è un esempio di come si affrontano con maturità e intelligenza, cuore e cervello, i problemi della vita, dei singoli come della collettività. Riteniamo perciò estremamente qualificante aprire il teatro ad attente riflessioni sulla società civile e sulla solidarietà.”.
All’evento ha dato rilevante contributo Autismo Oltre (autismooltre@tiscali.it), giovane onlus nata appena quest’anno e già in grado di raggruppare tante famiglie di bambini e ragazzi colpiti. “Abbiamo fortemente voluto l’incontro con Franco Antonello – sottolinea il presidente Giuseppe Bellomo – per porgere a tutti un messaggio di speranza e, al tempo stesso, una richiesta di attenzione. Cresce il numero delle persone con autismo e sempre più considerevoli sono le percentuali che si riscontrano alla nascita, ma anziché demoralizzarsi occorre rimboccarsi le maniche, guardare avanti con speranza, che è poi la condizione per la voglia di vivere. Né le istituzioni possono sottovalutare il problema, non solo per rispetto della dignità di queste persone, e per la loro integrazione, ma per evitare altresì che il mancato intervento possa determinare, nel tempo, un aggravio economico per la comunità”.
L’autismo ha fatto prigioniero il figlio e Franco è diventato un cavaliere che combatte per lui. Un cavaliere che non si arrende e continua a sognare. Per anni hanno viaggiato inseguendo terapie: tradizionali, sperimentali, spirituali. Poi sono partiti per un viaggio diverso, senza bussola e senza meta.
Insieme, padre e figlio, uniti nel tempo sospeso della strada. Per tre mesi la normalità è abolita, e non si sa più chi è diverso. Tagliano l’America in moto, si perdono nelle foreste del Guatemala. Per tre mesi è Andrea a insegnare a suo padre ad abbandonarsi alla vita. Andrea che accarezza coccodrilli, abbraccia cameriere e sciamani. E semina pezzetti di carta lungo il tragitto, tenero Pollicino che prepara il ritorno, mentre suo padre vorrebbe rimanere in viaggio per sempre.