La partita di Coppa Italia è sempre un bel test soprattutto per quei giocatori che poco hanno dato del tu al rettangolo verde in campionato e che cercano in una sera di far ricredere sulle proprie capacità allenatore, dirigenti e tifosi. Spesso purtroppo tali impegni arrivano soltanto per confermare con ancor più vigore, le certezze avute fino a prima della gara: questo matrimonio non s’ha da continuare.
Finisce oggi definitivamente la storia di Morimoto a Catania. E’ stato l’ultimo atto, quello decisivo e definitivo, quello che porterà al distacco dalla madre storica per sondare nuovi percorsi. Gasparin, a precisa domanda a fine gara, ha risposto altrettanto seccamente che questa è stata un’occasione sprecata per qualcuno che non gioca spesso e qui gli indiziati sono due anche tre se vogliamo.
Mori ha ormai chiuso in malo modo e a meno di miracoli non cambierà il proprio destino; dovrebbe accadere qualcosa di sensazionale, come nella stagione con Walter Zenga in cui il 21 dicembre 2008, in una gara del dentro o fuori (per lui) con la Roma, il Ronaldo del Sol Levante mise a segno una doppietta e si guadagnò i galloni da titolare nella formazione dell’Uomo Ragno, facilitato da un “complotto” anti Paolucci alla 007 (Lo Monaco aveva un accordo con l’Udinese sulla base di 500.000 euro che dopo le meravigliose prestazioni di Michele di inizio stagione con goal a grappoli tutti decisivi con Chievo, Atalanta, Reggina e via discorrendo, diventarono molti di più, “costringendo” Lo Monaco ad invertire la rotta e far relegare in panchina il giovane marchigiano per non far valutare un giocatore che non sarebbe mai diventato del Catania).
Anche Frison ieri sera ha pagato la titolarità con diverse insicurezze che ne hanno messo in luce l’inesperienza, amplificata dal poco aiuto ricevuto dalla difesa, che anzi lo ha praticamente condotto per mano a compiere il fallo da rigore (azione avviata da una palla persa da Rolin). Ma il ragazzo ha tempo; era del Vicenza ambiente che Gasparin conosce bene e tutto gira a suo favore dunque.
Discorso diverso per Doukara che anche oggi ha dato poca consistenza all’attacco rossazzurro. Del resto i numeri parlano chiaro: chi segna nel Catania sono i centrocampisti; Gomez e Lodi sono entrambi capocannonieri in campionato con 4 reti ciascuno seguiti da Bergessio a 3. Come direbbe Briatore: “Doukara sei fuori”, si farà le ossa da qualche altra parte, il salto in lungo di categoria gli ha fatto indigestione.
Atzori pagò caro il non avere una vera punta, tanto che il suo Catania giocava anche meglio di quello del successore Mihajlovic (almeno dei primi tempi in rossazzurro) ma raccoglieva zero. Indovinate chi era l’attaccante in quella stagione? Proprio Morimoto, involuto, sì certo non come oggi, ma sicuramente quanto bastò per far fuori il mister (l’alternativa era Plasmati, buio totale). Con Mihajlovic arrivò Lopez e si cominciò a ballare il tango, lo stesso che adesso si balla con Bergessio, ma senza di lui? Nel reparto offensivo suona solo il Requiem.
E Barrientos? Forse oggi ha limitato i danni, va sicuramente coccolato e aiutato (non fischiato), ma c’è una costante nella carriera di questo giovane ragazzo: trova sempre il modo per farsi redarguire dall’arbitro, che sia un test amichevole, di Coppa Italia o di Campionato. Diventare campioni vuol dire anche essere i Del Piero, i Zanetti della situazione, gente corretta in campo e fuori, simboli. C’è tempo forse, ma la pazienza ha un limite e continuare ad accumulare cartellini per simulazione non è un buon viatico per la crescita ed il mercato di Gennaio è alle porte, sarebbe una rivoluzione, ma a mali estremi…
Roberto Mattina