L’evento rientra nel ricco calendario di Etnafest 2012, la rassegna artistico – culturale promossa dalla Provincia Regionale di Catania, che si accinge al termine della sua nona edizione.
“Siamo onorati – ha dichiarato il Commissario Straordinario della Provincia, Antonella Liotta – che la Casa Museo Fortunato Calleri abbia aperto per la prima volta le proprie porte ad una Mostra, peraltro, di grandissima qualità, che esalta una delle nostre bellezze più apprezzate all’estero, il vulcano Etna”.
“Considerando il fenomeno di disaffezione dalle gallerie d’arte – ha dichiarato il prof. Fortunato Calleri – siamo felici del successo del nostro “Giardino Aperto”: un luogo che vuole offrire ai giovani “talenti” un’opportunità per potersi confrontare tra di loro ed avere un costante dialogo e collegamento tra maestri, amanti d’arte e collezionisti”.
La mostra, che ha il supporto ‘scientifico’ dell’Accademia delle Belle Arti di Catania, nelle persone del presidente Enzo Indaco, del direttore Virgilio Piccari e della critica d’arte, la prof.ssa Giovanna Giordano, è dedicata ad Enzo Federici. Allestita dall’Associazione Amici del Museo Fortunato Calleri, la mostra espone 20 tele di grandi dimensioni che rispecchiano il lavoro di un ventennio, dagli anni ’80 al 2000, con tema unico “Etna”. Il nostro vulcano, strumento di vita e di morte, incombenza positiva nella vita degli etnei, viene interpretato dall’artista nei suoi colori caldi, tra cui primeggiano il giallo, il rosso, l’aranciato, l’azzurro. Toni esaltati dalla pittura a olio che scivola sinuosa e libera su spazi ampi: luoghi pretestuosi per una danza completa di tutto il corpo che canalizza energia sul dipinto sprigionando creatività e carica espressiva. Un’indagine pittorica di matrice classica che esplora le mille visioni oniriche suscitate dal Mongibello, trasportando il pensiero in contesti reali dipinti dal movimento incondizionato di un’anima che ascolta, di due occhi che scrutano, di due gambe che percorrono, di un braccio che libra. Per un viaggio nelle sfumature sconfinate di un territorio che Enzo Federici cattura a pennellate.
(Immagine: “Meteorite”, olio e grafite su tela, 170×141 cm, 1995)