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Il Catania non muore mai e fa 25, il piccolo Palermo si fa beffare a Udine

Se qualcuno avesse avuto ancora qualche dubbio sul reale potenziale posseduto dal gruppo di Maran, con oggi ha ricevuto la prova che questo Catania ha superato definitivamente l’esame maturità, portandosi ad un livello generale medio-alto rispetto alle squadre che popolano il campionato di questa stagione. Il Palermo dal canto suo conferma invece ancora una volta di mal digerire la gestione delle gare, soprattutto al cospetto di avversarie che se qualcosa ti concedono, altrettanto possono rubarti con giocate geniali e repentine, vedi quella di Di Natale. Seppur dunque con l’uomo in più i rosanero concedono il pareggio dopo aver dominato la gara e sbagliato tanto, troppo, contro una sempre cinica Udinese.

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E come un incantesimo, il Catania va sotto e riparte con un’altra grinta, un’altra verve. E come se Maran dopo l’aver subito il gol trasferisse nei suoi una rabbia agonistica tale da poter sovvertire tutti i risultati. La statistica in questo senso è impressionante: sui 25 punti acquisiti dal Catania finora ben 13 (più della metà quindi) sono stati effettuati in rimonta. In pratica il Catania è come quei pugili che hanno bisogno di sentire i cazzotti in faccia per svegliarsi e distruggere gli avversari. Era successo nell’ordine contro Genoa, Atalanta, Udinese, Siena ed oggi è successo con la Sampdoria.
Stavolta la sveglia l’ha suonata Maresca su un rigore procurato da Legrottaglie (all’ennesimo errore stagionale non da par suo) che aggancia Icardi, 0-1. Tempo fa questo risultato avrebbe messo in ambasce, adesso è come se fosse atteso per poter iniziare la gara. E infatti il Catania non aspetta altro che rientrare in campo per dar vita al solito show, nonostante qualcuno a fine primo tempo storcesse già il naso per le assenze di Almiron e Gomez, giustificando in questo senso il parziale.
Invece è proprio dai sostituti che viene la risposta, perché in fondo lì davanti se c’è Bergessio tutti diventano dei fenomeni. E infatti è dall’ennesima invenzione del lavandina che nasce l’azione del pareggio: tocco di testa morbido e vellutato per Paglialunga bravissimo a crearsi lo spazio alla propria destra per battere di destro e superare Romero per l’1-1 e primo gol in Serie A per Mario (ennesimo prodotto dell’eredità Lo Monaco). Passano soltanto 10 minuti ed è ancora Bergessio a timbrare il 6° sigillo stagionale: Marchese crede alla palla in profondità e si produce in uno splendido cross con il magico sinistro che imbecca perfettamente Bergessio, che nel frattempo aveva eluso la marcatura dei centrali doriani, 2-1. La gara ormai si è rimessa sul giusto binario e Castro imbeccato dal solito Bergessio dentro l’area, sfrutta un’indecisione di Rossini e batte di destro Romero, 3-1. Gonzalo è il capo cannoniere di questa squadra ma anche assiste man, insomma un factotum, lo ripetiamo da sempre e lo facciamo ancora oggi: urge un’alternativa, senza di lui Maran diventa Atzori ed il Catania non vince più. Intanto però Catania si gode 25 punti, 25 reti subite e 25 reti fatte insomma un 25 Natale anticipato di 9 giorni, ma sotto l’albero Maran potrebbe trovare un record che lo farebbe entrare nella storia per il maggior numero di punti nel girone d’andata, mai conquistato da un allenatore col Catania.

 

PALERMO, CARO BABBO NATALE…

I rosanero non sanno più vincere, non riescono più a sbloccarsi, ironia della sorte, da quando hanno vinto il derby dominando un gara in cui mancava proprio Bergessio (guarda caso). Dopo quel 3-1 al Barbera infatti solo sconfitte con Verona (in Coppa Italia), Inter, Juve ed il pareggio di Udine, ed è proprio in questa gara che bisognava, anzi si doveva fare di più. Il gol di Ilicic, per quanto fortunoso, doveva servire come apertura di una serie di reti che se fossero venute sarebbero state solo il completamento giusto e meritato di una prestazione complessiva molto buona. Invece l’abulicità sotto porta dei rosanero ha trasformato una buona gara in una stangata al morale, perché perdere due punti adesso non fa bene e guardando la classifica c’è solo da stare preoccupati. Un solo punticino sulla terzultima il Pescara, persa l’occasione di agguantare la Sampdoria. Gasparini a fine gara sorride amaro e non ha parole per commentare una sconfitta bruciante, condita da un rigore solare su Ilicic (scatenato come ai bei tempi) che non è stato visto assolutamente da nessuno del sestetto arbitrale.

Rigore mancante a parte, il pareggio di Udine è sicuramente figlio di un’imprecisione degli attaccanti rosanero, ma anche di una serata che a parte il gol subito ha visto protagonista uno straordinario Brkic, autore di miracoli veri e propri che hanno impedito al Palermo di prendere il largo e portare a casa la partita, togliendo quell’imbarazzante zero dalla casella delle vittorie fuori casa. L’episodio Munoz-Ujkani, sfortunato quanto comico-grottesco, mette il coltello nella piaga di un Palermo forse da stimolare anche in sede di calciomercato. Staremo a vedere se Milton Caraglio, vecchio pallino di Lo Monaco, sarà la carta giusta da giocare a Gennaio.

Un “bimbo cresciuto” palermitano scriverebbe così: “Caro Babbo Natale negli anni ho visto un Palermo forte, determinato, molto tecnico e sistematicamente distrutto in sede di calciomercato; mi piacerebbe da Gennaio vedere un gruppo più concreto e solido, fondato su un’asse portante di giocatori in grado di garantire la continuità nel tempo sia di gioco che di risultati. Se il mio Presidente non è in grado di gestire il denaro non è un mio problema, perché con tutti i soldi che ha fatto, vendendo i migliori giocatori (Zaccardo, Barzagli, Cavani, Pastore etc etc) per poi non reinvestirne, non dico altrettanti, ma buona parte per acquisirne altri bravi, che lasci pure ad una nuova proprietà, un po’ come quella che c’è dall’altra parte della Sicilia, in grado in sette anni di ribaltare la classifica isolana di Serie A. Adesso loro sono ottavi e fanno paura a tutti gli altri, noi siamo quart’ultimi e facciamo paura solo a noi stessi. Quindi ti chiedo di farmi trovare sotto l’albero un Palermo forte come il Catania e che possa lottare di nuovo per i traguardi ai quali mi ero abituato qualche anno fa, ma che ora vedo lontani lontani”
Roberto Mattina

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