Venerdì 11 gennaio è stata inaugurata la prima mostra dell’anno presentata da Zelle Arte Contemporanea (Palermo). La galleria d’arte ha proposto la personale fotografica di Fausto Brigantino curata da Salvatore Davì.
In mostra una selezione di poche fotografie, sette, tutte in bianco e nero che raccontano un mondo carico di memoria, ricordi, affetti.
Il giovane artista con la sua fotografia ha scrutato e studiato il mondo dei propri nonni, protagonisti delle sue opere, per provare a comprendere se stesso, il suo “corredo” identitario.
Le fotografie anche se monocrome, sussurrano una policromia sentimentale messa in evidenza dal contesto in cui le foto sono state scattate: la casa dei nonni. Luogo questo che suggerisce il trascorrere nel tempo di tutti i colori della vita.
Se l’appartamento da un lato è stato in passato rifugio, casa ora si è trasformato in carcere. I due protagonisti sono prigionieri in un mondo fatto ormai solo di medicine, flebo e girelli. L’artista ci mostra una storia triste ma lo fa con straordinaria delicatezza e rassicurante affetto.
I ritratti fotografici sono accompagnati da tre registrazioni di cantilene della nonna. La lentezza e la continua ripetizione del canto ricrea un’atmosfera al limite del sacro. Come sacra è la ricerca della propria identità intrapresa dall’artista.
Diceva Henri Cartier-Bresson “è un’illusione che le foto si facciano con la macchina. Si fanno con gli occhi, con il cuore, con la testa”. E il giovane artista palermitano c’è riuscito perfettamente.
Virginia Glorioso