I dati diffusi dall’Istat rivelano che nel 2011 le famiglie in condizioni di povertà relativa sono l’11,1 per cento; si tratta di 8,2 milioni di individui poveri, il 13,6 per cento della popolazione residente. La povertà assoluta coinvolge il 5,2 per cento delle famiglie, per un totale di 3,4 milioni di individui.
Nel 2010 circa il 57 per cento delle famiglie residenti in Italia ha conseguito un reddito netto inferiore all’importo medio annuo (29.786 euro, circa 2.482 euro al mese). In Sicilia si osserva la più elevata diseguaglianza nella distribuzione del reddito e il reddito medio annuo più basso (il 28,6 per cento in meno del dato medio italiano); inoltre, in tale regione, in base al reddito mediano, il 50 per cento delle famiglie si colloca al di sotto di 17.459 euro annui (circa 1.455 euro al mese).
Il panorama regionale mette in evidenza il forte svantaggio dell’Italia meridionale e insulare, con un valore dell’indicatore pari al 37,5 per cento (dal 25,8 per cento del 2010).
Inoltre nel 2011 il tasso di inattività della popolazione tra i 15 e i 64 anni è stato pari al 37,8% e non subisce variazioni rispetto al 2010
Per il Codacons questi dati, sono estremamente gravi e dimostrano come lo stato di povertà in cui versano ben 8,2 milioni di persone sia un vero e proprio “allarme sociale”.
“Oltre ai poveri “ufficiali” e a chi sta poco sopra la soglia di povertà, ad aggravare la situazione del nostro paese è l’enorme numero di famiglie che presentano difficoltà nell’arrivare alla fine del mese, pari a ben il 40% del totale – spiega il Presidente Carlo Rienzi – Sono dati che rappresentano una vergogna per un paese civile e che, purtroppo, si sono aggravati nel 2012, e continueranno a peggiorare nel 2013. Il prossimo governo dovrà inserire come priorità assoluta del proprio mandato la salvaguardia dei bilanci familiari, o si verificherà nel nostro paese una vera e propria ondata di povertà”.
L’ISTAT, NEL RAPPORTO “Noi Italia” rivela inoltre che nel 2011 in Italia è occupato il 61,2 per cento della popolazione nella fascia di età 20-64 anni, solo un decimo di punto in più rispetto al 2010. Si presenta molto marcato lo squilibrio di genere: le donne occupate sono il 49,9 per cento, gli uomini il 72,6 per cento.
Il tasso di occupazione della popolazione in età 55-64 anni nel 2011 è pari al 37,9 per cento, in aumento rispetto al 2010.
Il tasso di disoccupazione giovanile (15-24 anni) è pari al 29,1 per cento, in aumento per il quarto anno consecutivo e superiore a quello medio dell’Unione europea (21,4 per cento).
La disoccupazione di lunga durata (che perdura cioè da oltre 12 mesi) riguarda nel 2011 il 51,3 per cento dei disoccupati nazionali, il livello più alto raggiunto nell’ultimo decennio.