Nel cuore pulsante della Catania barocca, precisamente all’interno dell’ex Monastero dei Benedettini, sede oggi del Dipartimento universitario di Scienze Umanistiche, si trova la Biblioteca monumentale Civica e A.Ursino Recupero, gioiello librario e architettonico della città etnea. Entrando in questo tempio del sapere ci si accorge se non si è distratti, che qui il tempo si è fermato fecondamente, in una sospensione carica di saggezza antica e di vibrante conoscenza. Questo si percepisce quando con il trasporto dell’emozione si cammina in una biblioteca, soprattutto se storica come questa. L’odore delle pagine ingiallite, gli scaffali traboccanti del pensiero di uomini illustri, confortano da una deriva che tra queste sale è meno dura, quasi non più esistente, restituendo un’indicibile forza che dà speranza.
Ma evidentemente in una nazione senza memoria, come spesso lo è la nostra, si è anche abbastanza ciechi e duri di cuore per non vedere e proteggere questo tesoro. Così è un paradosso che nell’Italia di Dante e di Leopardi, nell’Italia che ha fatto scuola di cultura all’Europa, vengano abbandonati dalle istituzioni siti prestigiosi come quello della Biblioteca Civica e A.Ursino Recupero di Catania che da quasi tre anni non riceve più i finanziamenti necessari alla sua sopravvivenza. Siti d’arte e di cultura trascurati ignobilmente da quelle cariche che dovrebbero tutelarli, ma non ripudiati dalla gente comune che non smette di amarli e di frequentarli così come accade anche per questo maestoso Ente della cultura etnea.
La Biblioteca occupa oggi gli originali e ancora suggestivi locali della libreria dei monaci benedettini che in questi luoghi si insediarono contribuendo attivamente alla crescita sociale e culturale di Catania a partire dal dodicesimo secolo. In un pindarico intreccio artistico tra festante barocco ed elegante rococò, gli ambienti di questa fortezza dell’umano ingegno conservano con superbia le forme e gli odori della loro ricostruzione avvenuta all’indomani del celebre terremoto del 1693. Una ricostruzione che vide tra i suoi principali protagonisti l’estro dell’architetto palermitano Gianbattista Vaccarini, a cui è dedicata un’omonima e grandiosa sala che per i vertiginosi affreschi della volta, i sontuosi ballatoi in legno e la signorile pavimentazione in ceramica napoletana è meta di visite quotidiane provenienti da tutto il mondo.
La Biblioteca accoglie ben oltre 270.000 volumi, tra cui alcuni pezzi pregiati come la Bibbia minata in oro di Pietro Cavallini del 1300. Un numero eccezionale di testi variegati (specializzati soprattutto sulla storia siciliana) in costante crescita viste le quotidiane donazioni che l’Ente riceve da tutta Europa. Libri che per età necessiterebbero di un’accurata opera di manutenzione e che invece, a causa dei mancati fondi, sono costretti a stazionare in maniera precaria lungo i numerosi scaffali dell’enorme struttura andando incontro ad un’inevitabile rovina. A tenerli in vita con dignità e a reggere il peso dell’enorme Biblioteca è la sola Direttrice, la Dott.ssa Rita Angela Carbonaro, che non ne vuol sentire di staccare la spina, nonostante le notevoli difficoltà; evidentemente l’amore per questi volumi e per queste sale è troppo grande per darla vinta alle assurdità umane. Ricevuta questa mansione nel 2009, la Direttrice è paradossalmente anche l’unica dipendente della struttura, alla luce del pensionamento degli altri incaricati puntualmente non sostituiti e ben presto ha dovuto fare i conti con una situazione sempre più disperata. Ma la tenacia incrollabile, la sensibilità silenziosa e lo spirito organizzativo che profumano di donna, l’hanno spinta con passione e ostinazione a portare avanti da sola l’intero complesso evitandone la chiusura.
La Dott.ssa Carbonaro finisce così per occuparsi quotidianamente anche di quelle operazioni che propriamente non si confanno al suo ruolo istituzionale ma che per necessità si trova a dovere svolgere, come la pulizia dei locali, dei sanitari, riparazione di guasti di ogni tipo e ovviamente la sistemazione dei libri. Può succedere e deve succedere anche questo (ma non è così scontato) quando si sente sino alle viscere e responsabilmente il proprio ruolo. Per tutto questo però la Direttrice in questi anni non ha mai cercato compassione né sbandierato fazzoletti bianchi per una situazione che fino a qualche mese fa in pochissimi conoscevano, proprio perché l’impeccabilità dei servizi mantenuti ad alto livello dal suo rigore e dalla sua fermezza non dava a vedere una situazione così grave e penosa. È stata l’indignazione cittadina, degli stranieri, degli studiosi e degli studenti a far balzare alle cronache regionali e nazionali questa triste storia e a convincere la Direttrice ad esporsi con la sua invidiabile discrezione e pacatezza; un moto di reazione collettiva che deve far riflettere su quanta fame ci sia di cultura e di posti come questo.
Nonostante l’osceno perdurare del disinteresse delle istituzioni competenti e del tradizionale scaricabarile tra le varie componenti del Consiglio di Amministrazione (che include rappresentanze del Comune di Catania e degli eredi del Barone Ursino Recupero) la Biblioteca continua a vivere attraverso la solerzia e l’orgoglio della Dott.ssa Carbonaro, sempre disposta ad accogliere gli utenti con quella gentilezza d’animo che è dei cuori nobili e con un sorriso delicato, nonostante una smorfia di stanchezza quasi pronunciata nei suoi occhi, non tanto per i mancati stipendi di quasi un anno, ma per un futuro incerto contro cui vuol combattere.
La Biblioteca quasi noncurante dei mancati fondi, continua ad ospitare importanti e prestigiosi eventi culturali, come a voler difendere la forza del pensiero e dello spirito contro ogni altra logica depravata. A luglio, solo per citare un significativo esempio, si è svolta al suo interno la giornata conclusiva della XXI Esposizione Internazionale Lignee et Coulour a cura dell’architetto Laura Puglisi.
Ad aiutare la Direttrice nella gestione, ci sono gli angeli della Biblioteca, ovvero i tirocinanti che il Dipartimento universitario mette a disposizione per un certo numero di ore, giovani che per un periodo ristretto si trovano a dover imparare velocemente le mansioni fondamentali che regolano la struttura a supporto dell’utenza. La maggior parte di questi ragazzi aderisce con entusiasmo a questa nobile causa intuendo l’importanza e la necessità di questi luoghi. Molti di loro ritornano in biblioteca anche dopo aver finito le ore a disposizione, aiutando spontaneamente la Dott.ssa anche fosse solo con una battuta o una parola di sostegno. Dimostrazione questa della scalpitante sensibilità dei giovani che fa ben sperare contro una classe politica spesso imbarazzante.
La vicenda di questo scrigno della cultura siciliana è un boccone amaro da mandar giù. Tuttavia l’assenza e l’essenza del silenzio delle istituzioni non scrive la parola fine alla sua gloriosa storia. La Biblioteca continuerà a vivere fino a quando i cittadini la considereranno come una dolce madre sempre pronta ad accogliere gli amanti del sapere, fino a quando turisti e ambasciatori dei governi del mondo continueranno a rimanere incantati di fronte agli affreschi aerei del Piparo o alle numerose e vetuste cinquecentine. Non è questa una romantica e magra consolazione, ma la consapevolezza che uccidere i simboli della cultura di un popolo è uccidere se stessi e la mobilitazione cittadina e non solo, dimostra che nonostante la crisi, che soprattutto per la crisi si devono amare e vivere solennemente questi luoghi. Una citazione dello storico francese Jacques Le Goff sa quasi di beffa – Se le biblioteche svolgono compiutamente la loro funzione, realizzano la formazione della cittadinanza, che è una delle missioni più importanti dei libri.
Daniele Giustolisi