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Scandalo alla sede tedesca di Amazon

Ci ha insegnato a comprare di tutto con un semplice click. A Natale, San Valentino e ricorrenze varie, niente più shopping con fiato sul collo perchè il tempo stringe. Seduti, comodi, davanti la vetrina virtuale di Amazon, si fa prestissimo, anzi, si può chiedere al destinatario del nostro reaalo di creare addirittura una wishlist, in modo da non doversi nemmeno scervellare.

Nel campo dei libri, e degli ebook in particolare, Amazon ha fatto scuola, grazie anche all’invenzione dei Kindle in tutte le loro ormai numerose versioni.

Insomma un colosso, con sedi in tutto il mondo; come non rivolgersi a lei se sei giovane e stai cercando lavoro? È quello che avranno pensato i lavoratori della Amazon.de, per lo più immigrati e provenienti dai paesi più colpiti dalla crisi economica.

Durante un servizio della Ard, la più importante emittente tedesca, è venuto fuori un vero e proprio scandalo legato alle condizioni di lavoro dei dipendenti, in particolare quelli assunti nel periodo natalizio per far fronte alla maggiore mole di lavoro. In pratica, coloro che si erano creduti fortunati per essere approdati ad Amazon si sono ritrovati con uno stipendio inferiore rispetto a quanto annunciato e zero contributi. Come se ciò non bastasse, è stato scoperto che Amazon fece uso in quel periodo di un particolare sevizio di sicurezza, la H.e.s.s. security, dotato di personale pagato per controllare che i dipendenti di Amazon non rubino nulla durante le ore di lavoro (soprattutto notturne!). La cosa che ha fatto scalpore è stata la vicinanza di tali vigilantes a gruppi neonazisti, riconoscibili dalla marca della divisa che indossano (la Thor Steinar).

Secondo Ard, almeno cinquemila persone sono state impiegate da Amazon nei suoi centri di smistamento e spedizione, specie in Assia, lo Stato centrale dove sorge la metropoli finanziaria Francoforte. Così, coloro che nei loro paesi d’appartenenza erano insegnanti, o neolaureati, sono stati  ingaggiati da Amazon con email vaghe che promettevanono una buona paga e un contratto sicuro.

I dipendenti,racconta ancora la tv pubblica tedesca, venivano sistemati in camerate: alloggi e toilettes sporchi e pericolanti, gli veniva offerto del cibo pessimo, che, tra l’altro, dovevano pagarsi attingendo dal loro già misero guadagno. I vigilantes, tipetti davvero aggressivi, si divertivano nel frattempo a minacciarli e impaurirli per dissuaderli da ogni protesta. Essi, infatti, erano autorizzati a  perquisirli e accusarli di furto al minimo sospetto.

Per recarsi a lavoro venivano caricati su autobus stracolmi su cui spesso dovevano viaggiare anche in piedi. Alcuni di loro, riconosciuti perché si sono fatti intervistare, hanno ricevuto subito la lettera di licenziamento.

Insomma, non si fatica a chiamarlo lager, più che colosso internazionale nel commercio on line.

Per fortuna, la notizia non è stata presa bene anche nella stessa Germania, tanto che, alcuni editori, hanno revocato i contratti con l’azienda. La notizia, che ha fatto il giro del mondo, non fa di certo fare una bella figura al gruppo Amazon nè agli organi di controllo tedeschi.

Danno d’immagine, certo, ma quanti di noi avranno crisi di coscienza nel cliccare sui nostri carrelli pieni? Pochi. Del resto è già successo, ricordate i dipendenti cinesi della Apple? Così come a Cupertino si sono bevuti un caffè in più per quella storia, così sarà a Seattle. Business is business, that’s all.

 

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