Non è il titolo di un libro, più che altro, trattasi di un dato di fatto. Auto-pubblicarsi, infatti, sta diventando un fenomeno sempre più diffuso dal quale, di tanto in tanto, vien fuori anche qualche neo-autore dai grandi numeri.
Il fenomeno dell’autopubblicazione ha preso inizialmente piede negli Stati Uniti dove i titoli autopubblicati nel 2011 sono stati ben 211.269, il 58% in più rispetto all’anno precedente.
Anche nel nostro paese però il fenomeno del self publishing si sta diffondendo molto velocemente, sono circa 6000 in Italia i libri autopubblicati, tra questi qualcuno è passato dall’anonimato alle classifiche dei libri più venduti, è il caso di Anna Premoli e il suo Ti prego lasciati odiare.
Dice Alessio Santarelli su LaStampa.it, Kindle Content Manager di Amazon, in Italia da 14 mesi:
“I costi iniziali sono pari a zero, le competenze tecniche non servono. Gli autori affidano la loro opera al colosso dell’e-commerce, fissano un prezzo di copertina e in meno di 48 ore il libro è pronto ad essere messo sul mercato. I guadagni? Il 70 per cento. Sembra un’enormità, in realtà nelle tasche resta poco. Perché i prezzi, affinché un prodotto funzioni, devono essere molto bassi.”
Insomma, niente manoscritti da spedire, niente interminabili attese, si pubblica il proprio lavoro e si tengono le dita incrociate.
Certo, i più avveduti, quelli che conoscono meglio il web e le sue potenzialità, magari hanno qualche chance in più di farsi conoscere, con l’aiuto dei bloggers, per esempio, si può spingere il libro verso il successo.
È difficile stabilire quanto possa essere utile autopubblicare i propri libri, soprattutto se si tiene conto delle difficoltà da affrontare per far conoscere il libro, pubblicizzarlo in modo adeguato, inserirlo nel mercato etc. Tuttavia, in alcuni casi, questo fenomeno rappresenta l’unica soluzione per chi ha intenzione di non tenere per sempre nel cassetto il proprio libro.