Dopo aver recensito qualche giorno fa il suo ultimo disco “Dr.Jekyll, Mr. Hyde”, incontriamo la bellissima Simona Molinari in occasione della presentazione al pubblico del suddetto lavoro, nei locali di La Feltrinelli in Napoli. La sala è piena di gente, forse anche un po’ curiosa di vedere di persona quella che è stata definita a furor di popolo: “La cantante italiana più bella”. E Simona non tradisce le aspettative; bella lo è, e lo sa, ma adesso grazie a quel Festival di Sanremo appena concluso, ha potuto dimostrare alla massa che non la conosceva ancora, di esser pure brava, molto brava e nonostante la stanchezza data dalla settimana di montagne russe in riviera e dalla promozione che la sta portando in diverse città anche nella stessa giornata, ha una luce negli occhi, una contentezza espressa a larghi sorrisi per il successo che sta avendo il disco, sia nelle vendite che nell’airplay radiofonico. Napoli poi, come lei stessa twittava nel pomeriggio, l’ha accolta con un sole primaverile ed una giornata di azzurro cristallino di quelle che la stanchezza va via in un baleno, in uno sguardo. L’intervista diventa così una piacevole chiacchierata, un botta e risposta tra due amici che si incontrano, uno curioso, l’altra cordiale ed esaustiva
A Sanremo quest’anno sembrava esserci un’atmosfera abbastanza leggera, eppure tu, per tua stessa ammissione sei apparsa un po’ tesa…
Vero! Forse avvertivo un maggior peso di responsabilità per il fatto di essere tra i big, perchè nomi molto più popolari erano stati tagliati fuori e magari c’era la sensazione che la gente si aspettasse di più da noi giovani che a loro avevamo sottratto il posto. Non meno poi anche il discorso dell’immagine nuova, forte da sostenere.
Immagine da femme fatale che però ti ha permesso di essere definita da tutti: “la più bella cantante della musica italiana”.
“Ammazza” !( ride ) Mi sembra un po’ esagerato, anche se ovviamente è un complimento che mi prendo tutto e che fa bene all’autostima, visto che da pochi giorni ho compiuto 30 anni. In realtà devo molto a colui che ha curato il mio look, Antonio Martino, che nel frattempo è diventato anche un mio amico e che ha saputo vestire lo stile che in fin dei conti propongo. Lo swing nasce nei nightclub così come il jazz è una musica molto sensuale e lui ha tirato fuori questa parte di me che comunque c’è.
Ed il maglione largo e le scarpe comode che fine hanno fatto?
Sono sempre fondamentali e sempre con me! Se ci penso da Sanremo ho avuto solo un giorno di riposo, in cui son potuta tornare dalla mia famiglia ed ovviamente ho messo le mie scarpette; niente tacchi!
Molto importante per te è la tua famiglia; sei riuscita a coinvolgerli nell’avventura sanremese?
Si, anche se solo le ultime due sere. Sono venuti tutti. Inoltre ho preso in affitto due appartamenti ed ho invitato tutti i miei amici più stretti. C’era una vera e propria “cricca Molinari “. E’ stato bellissimo e queste cose hanno senso solo se gli affetti veri le possono vivere con te.
Basta gossip, parliamo di musica. Da quell’ “Egocentrica” tra i giovani del 2009, hai tentato altre volte di tornare a Sanremo, cosa però riuscita solo quest’anno. Ti sei chiesta come mai?
Beh tutte le cose importanti nella mia vita sono arrivate al momento giusto. Probabilmente i tempi prima non erano abbastanza maturi, mentre questo periodo lo è. Oltretutto sono stata felice di esser scelta da Fazio e di esser presente al suo Festival, che si è rivelato musicalmente adatto ad ospitare anche il mio nuovo progetto. Poi non scordiamoci dei due pezzi presentati; oltre a “La felicità”, pur leggera, l’altro, Dr. Jekyll, Mr hyde” è una chicca di Lelio Luttazzi.
Leggerezza che volevi comunicare ad ogni costo?
Si, qualcuno ha anche criticato la leggerezza del testo di “La felicità” , però io mi rifaccio allo swing, quello degli anni 30 in particolare, e su questo stile di musica erano appoggiati testi molto leggeri, pensiamo ad esempio a “Maramao perchè sei morto” .
In realtà già nel precedente “Tua” c’era un embrione in crescita di electroswing, maturato poi definitivamente per questo “Dr. Jekyll, Mr.Hyde”. Ma da quanto tempo ci stavi lavorando?
La passione per questo stile, già di successo nell’Europa del nord, mi è nata circa tre anni fa. Poi però ho dovuto far digerire la cosa un po’ a tutto lo staff, cercare di far capire esattamente cosa avevo in testa, anche perchè in Italia non c’era ancora. Nonostante ciò rimaneva una sorta di incertezza, di insicurezza sulla possibilità che piacesse. Solo componendo i brani e proponendoli l’idea è iniziata a piacere. Poi sono arrivati i successi radiofonici di”Forse” ed “In cerca di te” e se ne sono un po’ convinti tutti. In fin dei conti non se ne dovrebbe parlare; se una cosa non la si fa, come si può pensare a priori che non piacerà?
Parte presto un tour, in cui tu stessa hai dichiarato, ti riunirai in alcune tappe a Peter Cincotti, già con te al Festival. Ma ci sarà anche il viceversa, ovvero sarai anche tu in tappe del suo tour in Nord America?
In realtà lui mi ha già invitata più volte. Oltretutto ho già avuto la fortuna di suonare da sola, con la mia band, in Stati Uniti, Canada ed anche Giappone ed altri paesi. Potrebbe esserci questa possibilità, anche se adesso sono molto concentrata sull’Italia. E’ così bello essere apprezzati a casa.
Come sei arrivata ai due brani di Luttazzi?
In realtà è stata sua moglie Rossana a pensare di darli a me, forse per la similitudine di genere, ed è inutile dire che per me sia stato un onore. Me ne ha fatti ascoltare diversi ed io mi sono innamorata di questi due, “Dr. Jekyll, Mr. Hyde” e “Buonanotte Rossana”, nel quale abbiamo anche tenuto il piano di Luttazzi.
In “Mentimi” viene fuori un testo spregiudicato di grandissima sensualità…
Si, è una canzone molto cruda per certi versi. Parla di una donna che si concede pur sapendo che non c’è amore. Ma non gliene importa, chiede la menzogna per quel momento di passione, piuttosto che la verità di cui non ha bisogno; “di verità si muore” dice. Per una volta ho voluto raccontare una prostituta dal punto di vista della stessa e non di chi la osserva.
Sei cosciente che questo disco è, per la prima volta tra i tuoi, una fucina di singoli? Da “Gran Balon” a “Non so dirti di no”, da “Sampa Milano” ( con Gilberto Gil ) ad i lenti “Mentimi” o “Come vento”. Potrebbe durare un anno…
Speriamo. Anche perchè poi c’è il tour, che mi porterà tra Maggio e Giugno anche qui a Napoli, nella splendida cornice di Castel Sant’Elmo.
Inevitabile l’ultima domanda: “Simona è più Jekyll o Hyde”?
Tutti e due ed anche nel disco credo si percepisca.