C’è un pubblico ben più folto degli affezionati ad attendere Max Gazzè a La Feltrinelli di Napoli, per la presentazione del suo nuovo lavoro “Sotto casa” e la cosa la si deve soprattutto alla recente apparizione al Festival di Sanremo, che ne ha rinvigorito la popolarità, riconsegnandocelo con il migliore aspetto possibile, quello a lui da sempre più vicino, ovvero di un cantautore geniale, schizzato, dalle molteplici facce espressive, ma sempre originale. Una presentazione quella del suo album, raccontata con minuzia di particolari, con tante curiosità, partendo proprio dal festival, in cui ammette di aver scelto due brani vivaci perchè era la veste che riteneva più adatta a questa sua nuova, la quarta, partecipazione; la volontà era di essere meno serioso, meno timido e più ubriaco, parafrasando la celebre canzone che lo portò al quarto posto nell’edizione del 2000. Soprattutto la scelta dei due brani è nata dalla voglia di non preferirne uno tra i due in particolare, con cui arrivare in finale, anche se poi stesso all’Ariston, ci si è resi conto con la risposta del pubblico in sala, che “Sotto casa” permetteva una padronanza del palco anche recitativa, che la pur bella “I tuoi maledettissimi impegni” non consentiva, essendo più legata ad un’esibizione asta, microfono ed inseparabile basso. Inoltre Gazzè svela che l’esecuzione della serata finale, con l’occhio di cristallo e vestito come un vampiro di “stockeriana” ricostruzione, non è stata altro che un’anteprima del video del singolo, che sta terminando in questi giorni. Si parla d’amore in “Sotto casa” ed anche di religione, come brano omonimo comunica e gli spunti sono stati diversi. L’artista racconta di essersi avvicinato molto alle scritture sacre, di essere andato a cercare con curiosità, manoscritti, libri con provenienze disparate, proprio per avere una visione più ampia del concetto di religione e di credo personale più nello specifico, tale da apprendere che le religioni, tutte le religioni, sono nate in uno stesso luogo e si siano poi come tramandate con protagonisti diversi, fino ad arrivare alle differenze che noi oggi conosciamo. Ed è in virtù di questo che Gazzè trova folli tutte le chiusure tra di esse e “Sotto casa” è il modo modo scanzonato per raccontare proprio l’invito all’apertura. L’amore viene invece trattato in diverse maniere, senza necessità di dare collocazioni esatte, perchè seppur chiaro che le proprie vicende personali o degli amici intorno ti ispirano, ogni ascoltatore le rapporta poi al proprio vissuto. Max ha il suo modo di trattare anche cose importanti, come in “Atto di forza” che racconta di uno stupro visto però un attimo dopo, attraverso le sensazioni della persona che l’ha subito. Qualcuno dal pubblico grida all’artista che non sta presentando un libro, ma un disco e che avrebbe preferito sentirlo cantare, ma Gazzè mette a tacere la sterile polemica, spiegando che gradisce che il disco venga recepito per la prima volta così come è stato pensato e che ci sarà modo col tour di ascoltare le versioni live. Via poi alle curiosità, dalle esperienze nei minuscoli locali in giro per l’Europa ( Max ha vissuto a Bruxelles per svariati anni ) svelando di aver suonato il basso anche nei live dei Kaoma, quelli della “Lambada”, fino a Toto Cutugno che si sarebbe proposto come suo manager russo, per farlo esibire a Mosca, dopo aver sentito il coro conclusivo di “Sotto casa” che sa effettivamente di Armata Rossa. Lasciamo quindi l’artista alle prese col firmacopie dei cd ed alla sua proverbiale disponibilità anche con chi il cd non lo ha comprato, per foto ed abbracci di rito. E per il tour? “Ma ovvio”, risponde Max,”sarò prestissimo sotto casa di ognuno di voi”!