Scrivere a qualcuno altro non è che raccontarsi, e mentre ci si racconta si può anche riscrivere la propria vita, il proprio modo di essere. Nell’epoca dei social networks questo vale più che mai, ognuno di noi si descrive mettendo in vetrina i propri lati più belli, non certo i difetti. Ci raccontiamo diversi nell’illusione che gli altri -compresi quelli che ci conoscono- ci credano.
Non a caso Facebook ha scelto di chiamare “Diario” quella che prima era solo una “pagina”. In un diario c’è un elemento fondamentale, ossia la memoria. Ognuno di noi rivive in una cronologia di foto, link, notizie, vacanze, bevute, influenze, dove tutto è documentato, tutto è scritto. Se non ci sei devi affidarti solo alla tua di memoria e, si sa, con quella qualcosa può andar perso e forse era meglio così.
Mentre scrivo cerco di ricordarmi qual è stata l’ultima lettera ricevuta, intendo una lettera vera, con la busta e il francobollo… niente, non ricordo. Se ci fosse stato FB avrei scritto “Ho ricevuto una lettera” con tanto di foto e adesso me lo ricorderei o, forse, se ci fosse sato Fb avrei ricevuto un messaggio privato al posto della graziosa letterina…
Pro e contro, una cosa è certa ci scriviamo tantissimo, vedo adolescenti battere sulla tastiera dei loro pc a velocità supersonica. Si litiga per iscritto, si fa pace per iscritto, ci s’invita per iscritto, ma qualche volta ci si parla?
Siamo informati, sappiamo tutto, o almeno così crediamo, eppure tale diffusione di pensiero, notizie e nozioni non sembra averci migliorato molto. Non siamo poi così social quando spegniamo i computers.
Intanto, ricevo questa lettera su Facebook da un conoscente di mio nonno che dal 1978 vive ad Amburgo, penso mi abbia trovato attraverso un nipote, se non ci fosse stato Facebook il sig.Giulio avrebbe faticato molto di più a trovarmi. Riporto le sue precise parole non per farvi fare due risate per come sono scritte -cercate di capire, questo signore ormai non avrà più molta dimistichezza con l’italiano- ma perché mi hanno commosso e hanno dato spunto a questa riflessione. Eccole:
«Buongiorno signorina laura mi chiamo giulio ,sto scrivendo dalla germania amburgo, io sono gelese ,e dal 1978,che vivo in questo freddo e senza cuore, Io ero amico ,con il professore francesco caponetti,ex pilota ,io non só se e il suo nonno, mi farebbe piacere ,avere notizie,cortesemente da lei ,io sono 20 anni che non scendo in italia,la mia signora non vuole ,sugnu in galera ,ma iu aspettu u mumentu giustu pi scappari un gniornu, ma scusari se ci staju scrivennu ma u prufussuri gilisi mi manca tantu,iu ci aju tanti riordi di gela e ora sugnu ncatinatu ccà cu sti tedeschi disgrazziati e briacuni. signorina laura ,le auguro tante bellissime cose ,e che ogni desiderio sia esaudito con colmo di piacere, la saluto mi scusi il disturbo,salutoni ,giulio»
Tutto il bene possibile a lei Sig.Giulio!