Milano – Arriva anche in Italia finalmente il capostipite di una nuova classe di farmaci per il cancro alla prostata in fase avanzata. Non si tratta di un chemioterapico, ma di una molecola che mira dritto a un enzima, il CYP17, per impedire la produzione di testosterone, considerato la benzina del tumore nei testicoli, nelle ghiandole surrenali e anche nelle cellule tumorali. A oltre un anno e mezzo di distanza dall’approvazione europea, “Abiraterone acetato” arriva dunque e l’ok dell’Ema, per il carcinoma prostatico resistente alla terapia ormonale classica in pazienti che hanno già ricevuto un trattamento chemioterapico, e’ del settembre 2011.
“Ci sono voluti quasi 2 anni, ma ora anche nel nostro Paese sara’ disponibile un farmaco innovativo, derivato dalla nostra ricerca – spiega durante un incontro a Milano il presidente e ad di Janssen Italia, Massimo Scaccabarozzi, presidente di Farmindustria , anche se subiremmo ulteriori ritardi nell’accesso con il problema delle Regioni che per inserirlo nei loro prontuari a volte fanno passare anche 340 giorni”.
La molecola targata Janssen, spiegano oggi gli esperti, agisce direttamente sul processo di autoalimentazione del tumore e si e’ dimostrata capace di prolungare la vita di questi pazienti e di migliorarne anche la qualità. Sul farmaco e’ stato condotto un enorme studio di fase III sul carcinoma della prostata: sono stati arruolati 1.195 pazienti con carcinoma prostatico avanzato in fase di progressione documentata, già trattati con chemioterapico (docetaxel) e sottoposti a terapia ormonale classica. I dati, pubblicati nel maggio 2011 sul New England Journal of Medicine e su Lancet Oncology nel settembre 2012, hanno dimostrato che “il trattamento con la nuova molecola ha prodotto una riduzione di più del 25% del rischio di morte .
Per i pazienti con tumore prostatico in fase avanzata metastatica, non si e’ registrato solo un vantaggio in termini di sopravvivenza e tollerabilità’, ma anche “un effetto palliativo del dolore nel 45% dei casi, contro il 28% del gruppo controllo. Inoltre i pazienti trattati hanno ritardato l’impiego di antidolorifici, con una differenza mediana di 8 mesi”. La molecola si presenta come una nuova arma nell’arsenale degli oncologi, per un cancro che e’ in testa alla classifica dei tumori maschili per incidenza ed e’ destinato secondo le stime di Aiom e Airtum a raggiungere quota 44 mila casi nel 2020 e 51 mila nel 2030, ricorda Giario Conti, primario di urologia all’ospedale Sant’Anna di Como e presidente della Societa’ italiana di urologia oncologica (Siuro).
Non resta dunque che attendere l’effettivo ingresso in tutte le regioni italiane e sperare che pian piano altri tipi di tumore trovino il loro antagonista.