Correndo con le forbici in mano non è solo un libro dal titolo originale, è molto di più, è Augusten Burroughs che ci racconta la sua vita per quanto pazzesca essa possa sembrare. Suo padre è un professore alcolizzato, la madre è una poetessa che ha pubblicato un solo libro a sue spese, egocentrica, fumatrice incallita e sempre sull’orlo di un esaurimento nervoso. Augusten all’inizio del libro è un bimbo che adora le cose che luccicano, tanto che lucida col Silver persino i penny; porta i pantaloni con la riga, un blazer blu e un cravattino, e i capelli, quelli devono essere assolutamente perfetti. Odia la scuola e con la complicità della madre spesso e volentieri la salta inventando le scuse più assurde tipo “Oggi Augusten ha esagerato con il balsamo”. Gli piace indossare gli abiti della madre, puntarsi un faretto addosso davanti ad un microfono e leggere ad un pubblico immaginario le poesie della madre. Ad un certo punto i genitori di Augusten divorziano e la madre comincia a vedere uno psichiatra, il dottor Finch, uno dai metodi strani, un po’ pazzoide e un po’ geniale, insomma proprio quello che ci voleva per la signora Burroughs. Le sedute si svolgono nella casa rosa del dottore e la madre costringe Augusten ad accompagnarlo. Quella casa è per Augusten la casa degli orrori: ossi di tacchino dovunque, persino sui letti, un albero di Natale risalente a due anni prima, gatti che leccano i resti di cibo dei piatti dimenticati sulla tavola, la moglie del dottor Finch che sgranocchia i croccantini del cane davanti alla tele, figli legittimi, figli adottivi, figli di pazienti affidati momentaneamente alla famiglia del medico. Insomma Augusten non vorrebbe mai vivere lì, e invece è proprio quello che gli succederà perché la madre ha bisogno di stare da sola per potersi imbottire di psicofarmaci e a detta del dottore guarire. Da quel momento in poi Augusten vivrà nella casa rosa della folle famiglia del dottor Finch a lungo, conoscerà le due figlie più grandi, una fissata con l’elettroshock e l’altra che decide se mangiare pollo o bastoncini di pesce aprendo a caso la bibbia e consultandola, come fosse un oracolo, per qualsiasi fesseria. Verso i tredici anni capirà di essere gay e avrà rapporti sessuali con un uomo che ha il triplo dei suoi anni. Adesso mi fermo, non posso raccontarvi di più, vi dico solo che questo libro ha avuto negli Stati Uniti un successo enorme, la puritana America si è piegata di fronte alla vita strampalata di un ragazzino che ne passa di tutti i colori. Persino Hollywood ne ha fatto un film, direi ben riuscito. In Europa il successo è stato leggermente inferiore, per noi è un libro forte, di certo non per tutti, ci vuole un minimo di stomaco per leggerlo, però il grande merito dello scrittore è quello di raccontarci la sua storia sdrammatizzandola con l’ironia. Lui non ci dice “guardate come sono stato sfortunato”, piuttosto ci racconta tutto come fosse Alice nel paese delle meraviglie, così il dottor Finch diventa il coniglio bianco da seguire. Tutto infatti in quella casa è soggetto alle regole che detta il dottore, a ciascuno assegna un ruolo, un copione, la figlia intelligente, la figlia sgualdrina, la moglie inutile suppellettile, Augusten il viziato ragazzino gay e poi sopra tutti il superuomo Finch, che controlla e governa e finge di aiutare, ma che in realtà vuole tutti dipendenti da lui. Non so se vi ho proprio fatto venire voglia di leggerlo questo libro, però direi che se volete fare un tuffo nell’insolito, allora potete farlo nella vita di Augusten Burroughs.