Sino al 16 giugno 2013 si svolgerà presso il Mar di Ravenna Borderline. Artisti tra normalità e follia da Bosch a Dalí, dall’Art Brut a Basquiat curata da Claudio Spadoni – direttore scientifico del Mar – , da Giorgio Bedoni – psichiatra e docente presso l’Accademia di Brera – e da Gabriele Mazzotta e realizzata anche grazie al prezioso sostegno della Fondazione della Cassa di Risparmio di Ravenna.
La mostra, inserita nella splendida cornice della Loggetta Lombardesca, presenta più di 200 opere, ognuna delle quali è foratrice di un mondo altro, di un mondo che si genera e si sviluppa ai limiti. Per tutto il XX secolo si è parlato (ma se ne parla ancora) di tanti artisti che si sono mossi tra il mondo dei “normali” e quello dei “folli”, tra quello dell’arte “ufficiale” e quello “outsider”.
L’esposizione ravennate è la dimostrazione di come i confini in arte, un po’ come tutti i confini, servono solo a dividerci da ciò che non comprendiamo o semplicemente non riconosciamo.
Accanto a grandi maestri del secolo scorso, come Salvador Dalí, Paul Klee, Francis Bacon e molti altri, trovano spazio genialità per troppo tempo emarginate dai sistemi ufficiali dell’arte contemporanea. Nomi come Gino Sandri, Umberto Gervasi, Aloïse e Carlo Zinelli sono solo alcuni dei rappresentanti del mondo outsider del XX e XXI secolo.
Per facilitare il confronto tra le tante realtà artistiche, l’esposizione è stata suddivisa in 5 sezioni: DISAGIO DELLA REALTÀ, DISAGIO DEL CORPO, RITRATTI DELL’ANIMA, TERZA DIMENSIONE DEL MONDO e SOGNO RIVELA LA NATURA DELLE COSE. Ognuna di queste esplora i labili confini che il Sistema dell’Arte ha voluto imporre. Ognuna racconta un disagio più che semplicemente psichico, dell’anima. Quel disagio che non può che spingere gli artisti tutti a presentarci il mondo che li circonda con occhi diversi. Ogni sezione obbliga il visitatore a rapportarsi con artisti, linguaggi, realtà totalmente opposte, portandoci a riflette sulla vacuità delle definizioni, delle gabbie semantiche, dei recinti mentali.
Il termine borderline, dunque, oggi più che mai non si limita più a identificare esclusivamente patologie cliniche, ma ad individuare condizioni antropologiche e culturali della modernità che non possono più passare inosservate come questa esposizione consapevolmente dimostra.
Virginia Glorioso