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Ambiente: Bianco lancia “Mettiamo a frutto Librino”

Con il progetto degli Orti Urbani si realizzerebbe a Catania uno dei più grandi parchi d’Europa creato a costo zero dando alle famiglie residenti la possibilità di coltivare la terra. Al sindaco uscente, “Solo noi pensiamo Catania grande”

Enzo BiancoCatania, 27 maggio 2013 – Una conferenza stampa all’aperto, in viale Sisinna, davanti a una mappa con evidenziati i 54 ettari di terreno interessati al progetto Mettiamo a frutto Librino di Enzo Bianco, che si propone di realizzare a costo zero, in tempi velocissimi e con una notevole ricaduta sociale, un parco urbano da di 54 ettari – uno dei più grandi d’Europa – nel centro di Librino messo a disposizione delle famiglie dei residenti.
L’idea, ispirata al concetto della sostenibilità ambientale e inserita in sintesi nel programma del candidato sindaco Catania +10, parte dall’esperienza dei cosiddetti orti urbani – ma possono essere piantati ovviamente anche alberi da frutto – che in Italia sono oltre diciottomila e vengono resi disponibili ai cittadini con basso reddito. A Librino ciò consentirebbe a moltissime famiglie di risparmiare sull’acquisto di frutta e verdura e si raggiungerebbe anche il fine educativo di avvicinare i bambini e i giovani alla natura e alla terra.
L’ambizioso progetto, come ha spiegato Bianco, è nato da un’idea dell’avv. Andrea Scuderi ed è stato redatto con uno staff di urbanisti, a cominciare dall’assessore designato, l’ing. Luigi Bosco, in collaborazione con il presidente dell’Ordine degli Agronomi, Gianni Toldonato e il contributo di ricercatori della Facoltà di Agraria dell’Università di Catania – fra i presenti oggi il prof. Iuri Peri e il dott. Carlo Prato – e del mondo della cooperazione: Legacoop e Confcooperative. Il progetto, che coinvolgerà anche docenti e allievi dell’Istituto Tecnico Agrario, punta a fare degli Orti Urbani di Librino un punto d’attrazione di tutta la città con l’inserimento di sentieri, piste ciclabili, aree per picnic, luoghi di socializzazione per le famiglie dei residenti e per le scuole a diretto contatto con la natura. Nel corso della conferenza stampa – alla quale erano presenti gli assessori designati Luigi Bosco, Saro D’Agata, Angela Mazzola e Valentina Scialfa – Bianco ha ricordato come Kenzo Tange, progettista di Librino, avesse immaginato una grande area a verde nel quartiere. “E se questo verde è fatto da piante fruttuose invece che ornamentali è anche meglio. Soprattutto se possiamo così aiutare le famiglie di questa zona, restituendo così a questa comunità un sapere che fa parte del suo patrimonio genetico”.
Enzo BiancoIl candidato sindaco ha chiuso con una puntata polemica alla “delibera di indirizzo, scritta frettolosamente a mano” con la quale la Giunta del sindaco uscente “sostanzialmente allo scopo di anticiparci, sapendo della nostra iniziativa”, si è detta disponibile “ad accogliere una richiesta presentata da oltre un anno e mezzo per assegnare dei terreni di Librino a delle onlus”.
“Ovviamente siamo favorevoli all’iniziativa – ha detto Bianco – ma vorrei sottolineare la diversa idea di Catania che abbiamo noi e il sindaco uscente. Io vedo una città ambiziosa, che pensa alla grande, al futuro, alle famiglie e ai nostri figli. Una Catania che vuol porsi all’avanguardia in Italia e in Europa. Altri, ricordandosi solo negli ultimi giorni di campagna elettorale delle esigenze dei cittadini, si accontentano di una città misera, condannata a sopravvivere, a tirare avanti alla meno peggio”.
Bianco ha concluso spiegando di essere consapevole dei delicati problemi da affrontare nella realizzazione del progetto, a cominciare da quello della sicurezza. E ha raccontato un aneddoto accolto da un caloroso applauso dei presenti: “Quando, da sindaco, contro il parere di quelli, tantissimi, convinti che le avrebbero subito rubate, feci sistemare delle piante grasse a Castello Ursino, ebbi ragione. Nessuno le toccò ed ebbi una spiegazione illuminante da uno degli abitanti, ‘Ni trattau di cristiani e ci ave’umu a dimustrari ca semu cristiani’. Io ai catanesi voglio bene anche per questo”.

I terreni interessati dal progetto Mettiamo a frutto Librino, già espropriati e di proprietà del Comune di Catania, sono estesi per ben 54 ettari – dieci nell’area Maugeri-Bonaccorsi, venti nella Pennisi, quattro nella Moncada, cinque nella Papale e 25, in due diversi blocchi, nella Sisinna – , una superficie quasi dieci volte più grande di quella della Villa Bellini. Per questo, una volta realizzato, quello di Librino diventerebbe uno tra i più grandi parchi urbani d’Europa se pensiamo che quello, notissimo, di Pillnitz – villaggio della Sassonia diventato oggi un quartiere di Dresda – si estende per 28 ettari, tra giardini, boschetti e vigneti.
A Librino, su un’estensione di oltre 500.000 metri quadrati, è stato calcolato dai tecnici che possono essere creati da cento a duecento orti urbani di grandezza variabile tra i duemila e i cinquemila metri quadrati – parte dello standard di verde pubblico del piano Piccinato –, da assegnare gratuitamente a cooperative o condomìni, con l’onere da realizzare il verde produttivo e mantenerlo. Per la fase esecutiva del progetto è già stata acquisita la disponibilità da parte degli Agronomi e della Confcooperative, che fornirà gratuitamente il know how per realizzare gli affidamenti. Da Mettiamo a frutto Librino, accanto ai vantaggi economici e ambientali – si realizzano sia un enorme spazio verde che farà diventare Librino un autentico giardino, sia risparmi per le economie domestiche degli abitanti – emerge anche un interessante profilo sociologico.
Gli abitanti di Librino, infatti, giunti qui in gran parte nei primi anni Settanta dalla Piana di Catania e dalla zona pedemontana dell’Etna, potrebbero infatti riagganciarsi alle loro origini agricole, riprendendo il perduto rapporto con la campagna e la natura nel quadro di una rinnovata cooperazione comunitaria. Tutti valori, insomma, che l’inurbamento ha frantumato.

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