CATANIA- Lo “scugnizzo” Massimo Ranieri fa rivivere lo “scugnizzo” Raffaele Viviani, in un allestimento magistrale, affidato alla regia di un maestro come Maurizio Scaparro, che recupera ed esalta le vivaci atmosfere del varietà partenopeo.
Il mattatore Ranieri torna dunque ad abbracciare il pubblico etneo, inaugurando in grande stile il nuovo cartellone del Teatro Stabile di Catania. E lo fa a bordo di un transatlantico, appunto quello ricreato in palcoscenico per il travolgente “Viviani Varietà”, poesia, parole e musiche (dal vivo) del celeberrimo attore-drammaturgo-compositore campano, in programmazione fuori abbonamento al Verga dal 22 novembre al 1° dicembre:
“Salpa” così anche la nuova stagione dello Stabile, che il direttore Giuseppe Dipasquale ha concepito ricca di allestimenti importanti e interpreti di spicco, nonostante i tagli e le difficoltà legate alla crisi finanziaria in atto. «Il teatro – sottolinea – è una forza magnetica inarrestabile e noi non ci siamo bloccati, affrontando con coraggio le problematicità che una programmazione di spessore comporta. La stagione è stata, infatti, ridimensionata, ma non nella qualità, valorizzata da titoli e protagonisti di grosso calibro».
E un cast prestigioso caratterizza lo spettacolo inaugurale, una coproduzione Gli Ipocriti e Compagnia Fondazione Teatro della Pergola, che vanta le elaborazioni musicali di Pasquale Scialò e i movimenti coreografici di Franco Miseria, mentre, accanto al mattatore Ranieri, agiscono attori di razza come Ernesto Lama (che ha iniziato giovanissimo proprio con “Festa di piedi grotta” di Viviani), Roberto Bani, Angela De Matteo, Mario Zinno e ancora Ivano Schiavi, Gaia Bassi, Rhuna Barduagni, Antonio Speranza, Simone Spirito, Martina Giordano.
La pièce, sulla base di documentazione in parte inedita (ovvero le lettere di Viviani ai familiari, curate dal nipote Giuliano Longone) s’ispira alla storica traversata atlantica che l’artista compì da Napoli a Buenos Aires con la sua compagnia di attori e musicisti nel 1927 sul piroscafo “Duilio”, ricostruito in sezione sulla scena da Lorenzo Cutùli, che firma anche i costumi.
È questo il set in cui Ranieri/Viviani mette in prova l’allestimento destinato al nuovo mondo, ma il vero debutto avverrà prima, con gli emigranti imbarcati in terza classe, che diventano contemporaneamente protagonisti e spettatori. «Io e Massimo – ammette Maurizio Scaparro – abbiamo voluto immaginare le prove dello spettacolo realmente destinate agli emigranti italiani che con loro attraversavano l’oceano per un avvenire incerto da costruire». Viene fuori così un brillante varietà, come suggerisce il titolo, felicemente ed interamente costruito per il talento di Massimo Ranieri, il quale, meraviglioso funambolo che tocca qui uno dei vertici della sua prestigiosa carriera. Una performance, pregna di una napoletanità originale ed elegante, che arricchisce quale chansonnier dall’impareggiabile sapienza vocale, sostenuto dalla piccola orchestra formata da Massimiliano Rosati, Flavio Mazzocchi, Mario Guarini, Donato Senisi, Mario Zinno.
Nel teatro di Viviani rivive il suo mondo dei quartieri popolari, espressione di una genuina vitalità da bassifondi napoletani, guitti, “cocotte”, ambulanti da periferia che s’impongono nella drammaturgia. Un vivace spaccato d’epoca che fa comprendere le dinamiche e gli umori che passavano nel primo ’900 per i teatri di varietà non solo a Napoli, ma in Italia e in Europa.
Dal Vesuvio all’Etna, dunque, la nave del “Viviani Varietà” approda sulle scene catanesi sulla scia di un’applauditissima tournèe nazionale. E porta un omaggio toccante, dal colore seppiato, ad un autore geniale che si pone storicamente a metà strada tra gli Scarpetta e i De Filippo.
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