di Virginia Glorioso
Miriam Iervolino nata nel 1990, è una giovanissima artista palermitana. Da sempre dedita alla fotografia e alla video arte. Nell’ultimo anno ha fatto parte degli artisti selezionati per il progetto ZAC di Palermo.
Come definiresti il tuo linguaggio creativo?
Linguaggio come medium ed ho scelto la fotografia. Creatività come capacità di inventare. Scattando mi approprio della realtà per documentarla o manipolarla. Per questo lo definirei registrazione manipolata dell’immagine, piuttosto che creazione.
Come e quando ti sei approcciata all'arte?
Da quando ho notato che qualcuno conservava al posto mio tutti i miei disegni.
Quali sono, se ci sono, i tuoi modelli?A chi guardi quando decidi di creare?
Ho subito e subisco ancora una forte attrazione verso diversi atteggiamenti dell’arte degli ultimi vent’anni. Artisti come Stezaker, Sophie Calle e Richard Prince hanno un ascendente decisivo nelle mie ricerche. Altro elemento importante è l’acquisto nei mercatini di foto di ricordi altrui che finiscono per saziare la mia curiosità nei confronti di immagini che non mi appartengono.
Quali sono i soggetti più frequenti delle tue opere? E perché?
Inizialmente le persone a me più vicine, e non solo per una questione di comodità ma anche per la necessità di avere un legame con chi fotografo. Rivolgo lo sguardo solo a ciò che mi interessa fortemente. Condizione che si azzera del tutto quando entro in contatto con fotografie non mie, ma che trovo. Non avendole scattate, accendono in me la curiosità nei confronti di realtà ed intimità a me lontane e totalmente sconosciute.
Che tecniche usi? Preferisci lavorare in digitale o in analogico? In bianco e nero o a colori?
Lavoro con la carta e stampo moltissimo per questo nonostante utilizzi entrambe preferisco l’analogico a colori, soprattutto perché amo negarmi la possibilità di scegliere.
Come nasce l’idea per un tuo lavoro?
I miei lavori sono frutto di piccole ossessioni, abitudini che trovo piacevoli. Tratto le situazioni che vivo come fossero parti di un diario. Quando un capitolo si conclude preparo una confezione in modo da archiviarlo con cura. Conservo tutto ciò che ritengo interessante con l’intenzione di trovare prima o poi un modo per rimanipolarlo secondo ciò che la mia ricerca il quel momento mi indica.
Cosa contribuisce maggiormente nella creazione delle tue opere?
Viaggi, letture, osservazione della realtà che ti circonda Sempre ciò che deriva dalle mie esperienze. L’influenza esterna più forte a volte arriva dal cinema, per cui nutro una passione particolare.
Quanto influisce il tuo essere donna nella scelta dei tuoi soggetti?
È il motivo attorno a cui gravita l’intera ricerca del mio ultimo progetto. Con smania di scoprire e documentare ho cercato e stretto legami con donne. Il mio essere donna è il mio lavoro.
Esiste un rapporto tra il tuo modo di creare e Palermo?
Non strettamente necessario, se non per il fatto che Palermo non butta via mai niente… proprio come me.
Progetti per il futuro?
Costruirmi il futuro.