Ci eravamo ripromessi di non rispondere al diluvio di comunicati partorito da Confcommercio proprio per non alimentare una stucchevole polemica. Di fronte però all’ennesimo fuorviante comunicato diramato da Confcommercio in merito al rinnovo degli organi della Camera di commercio ci vediamo costretti, nostro malgrado, a interrompere una linea comportamentale che ci ha visto fino ad ora astenerci dal coinvolgere gli organi di informazione in vicende che la Magistratura ha definitivamente chiarito in modo evidentemente non gradito alla stessa Confcommercio.
Vero è che Confindustria mai ha cercato lo scontro e sempre ha perseguito l’obiettivo della maggiore condivisione possibile sul governo della CdC a partire dalla sottoscrizione nel dicembre scorso di un programma condiviso, e da tutti sottoscritto, Confcommercio compresa, in cui si fissava l’agenda della imminente futura governance della Camera di commercio. Nonostante la condivisione di tutti a tale documento, non vi sono state, fino al giorno della prima riunione del consiglio camerale (19 marzo scorso), incontri tendenti a “concordare“ assetti di governo della camera stessa.
La verità è che ben difficilmente tali accordi si sarebbero potuti raggiungere, poiché il lucido disegno di far saltare il tavolo con il “giochetto delle dimissioni” era stato da oltre 18 mesi annunciato e minacciato nell’intento, secondo Confcommercio, di ottenere l’azzeramento della partita. Solo a consiglio insediato, ci sono state formulate proposte gravate da problemi di praticabilità – secondo Confcommercio “argomentazioni tecniche facilmente superabili” -, che consistevano nella rinuncia al seggo dell’Industria in Giunta, opzione che, verificata presso il Mise, è risultata impraticabile perché “contra legem”, e nell’allargamento immediato della giunta da 4 a 6 componenti per far spazio a Confesercenti e Coldiretti, proposta questa da noi condivisa, ma percorribile solo attraverso un processo di modifica dello Statuto della CdC e di asseverazione da parte della Regione siciliana.
La questione di fondo è che il dialogo con chi definisce “cavilli burocratici” le violazioni di legge che hanno portato a tre sentenze del Tar e tre del Consiglio di Giustizia Amministrativa, è assai difficile per chi, come noi, ha fatto del rispetto delle regole la propria ragion d’essere. Gli ultimi attacchi ai sindacati dei lavoratori “rei” di aver condiviso un programma alla cui formulazione – ribadiamo – ha contribuito la stessa Confcommercio, che fra l’altro prevede che la Camera di commercio di Catania sia protagonista assieme al comune di Catania del piano di area vasta delle tre province della Sicilia orientale, la dice lunga su quali siano i reali obiettivi di Confcommercio.
Il fatto, infine, che ogni vicenda dell’Ente camerale venga vista come funzionale a interessi sulle società che gestiscono lo scalo aeroportuale di Catania è la prova provata che le organizzazioni che hanno avuto il timone della Camera di commercio negli ultimi 15 anni, non si sono mai preoccupate “delle materie che interessano le imprese della circoscrizione”, ma di ben altro e che di questo ben altro intendono continuare indisturbate ad occuparsi.