Vivi. Muori. Ripeti. No, non è il meccanismo ricorsivo tipico dei videogiochi ma la frase di lancio che strilla sui manifesti di “Edge of tomorrow”, ultima incursione di Tom Cruise nella fantascienza a neanche un anno di distanza dall’inconsueto “Oblivion”. E, curiosamente, questo fanta-action dal ritmo serrato e l’ ambientazione da war-movie, ha parecchi punti di contatto con il film di Joseph Kosinski, non fosse altro perché pone l’eroe protagonista al centro di un plot dagli echi perfino più esistenziali che fantascientifici. Ed è curioso vedere che un tema come quello della perdita dell’identità (per mano di alieni in entrambi i film, sebbene con dinamiche e finalità diverse) venga affrontato da uno come Cruise, non nuovo alle questioni riguardanti religione e personalità (vedi alla voce Scientology). Ma se le implicazioni più problematiche delle storie (pre)scelte dalla star sono destinate comunque ad essere ri-assorbite all’interno delle sceneggiature (sulle quali il nostro conserva sicuramente il suo determinante “final touch”), è sul versante dello spettacolo che il divo riesce ancora a farsi “confezionare addosso” blockbuster quasi sempre impeccabili e divertenti (“Jack Ryan”), talvolta elegantemente irrisolti (“Oblivion” appunto) o magari innegabilmente divertenti come quest’ultimo. Perché è fuor di dubbio che vedendo “Edge of Tomorrow” ci si possa divertire parecchio (sempre che non si detesti il genere o magari la star). E questo nonostante la storia, comunque adattata da una graphic novel giapponese dal titolo “All you need is kill”, non presenti nulla di nuovo. Perché, va ricordato, il meccanismo della stessa giornata da rivivere in uno snervante loop in fondo era stato già trattato in maniera (magnificamente) comica dal compianto Harold Ramis di “Ricomincio da capo”, o al più rivisitata in chiave terroristica (e melodrammatica) dal Duncan Jones di “Source Code”. Qui, nonostante l’ipotesi di “saccheggio” sia alquanto fondata (ma l’idea del day-repeat appartiene già alla letteratura fantascientifica del secolo scorso), il regista di “Bourne Identity” riesce a rendere digeribile e divertente il “già visto” di una storia che è basata, guarda caso, “proprio” sul dejà vù. Ecco allora che l’impatto visuale (nel film si riprende drammaticamente l’infinita mattanza di un D-Day purtroppo inevitabile ma con tecno-militari ed esoscheletri alieni come protagonisti), l’ironia del suo interprete principale (inizialmente non certo l’eroe che ti aspetti) e il fascino guerresco di una Emily Blunt (“Il diavolo veste Prada”,”Il pescatore di sogni”) decisamente magnetica e sempre più lanciata, conferiscono a questo ingegnoso blockbuster quella marcia in più che gli consente di elevarsi sopra la media. Non è un delitto divertirsi con intelligenza ed "Edge of tomorrow" mantiene in pieno la sua promessa, centrando più di un obiettivo (in primis quello di riconsegnare Cruise a un personaggio più opportunista e divertente rispetto ai soliti eroi tutti di un pezzo). E se non avete intenzione di farvi travolgere (completamente) dai campionati di calcio, concedetevi un paio di ore al cinema in compagnia dello zio Tom. Ma fatelo prima che l’ennesimo “goal” ci resetti nuovamente sullo stesso campo di calcio rendendoci vittima di una maledizione analoga a quella del protagonista…
Andrea Lupo