E’ bello imbattersi nei protagonisti del cinema se quando li incontri si rivelano anche persone gentili oltre le più rosee aspettative. Accade raramente se sei un paparazzo insistente (che spesso fa uscire il peggio delle star) o magari un giornalista che mira a rendersi protagonista dell’intervista quanto o perfino più dello stesso intervistato. Non è questo (almeno fino ad oggi) il mio caso, visto che, quando l’occasione me l’ha consentito, mi sono presentato a tantissimi vip nell’umile veste di fan-giornalista
ma, soprattutto, vignettista. E, complice il fatto di consegnare loro un regalo del tutto personale (oltre che “personalizzato”) dal quale trasuda nient’altro che l’ammirazione per il personaggio e per il cinema, sentimenti filtrati entrambi dalla passione per il disegno, l’esito dell’incontro si è rivelato sempre vincente. E questo nonostante la macchina organizzativa del festival di Taormina si sia dimostrata sempre poco “sensibile” nei confronti di un affettuoso fuori programma come quello da me proposto ormai da 13 anni. Dopotutto la consegna di una vignetta o di un ritratto, frutto di lavoro e abnegazione, sono momenti che “rubano” ai protagonisti appena pochi istanti ma lasciano questi ultimi sempre soddisfatti nonchè (con mia reciproca emozione) visibilmente felici per una manifestazione d’affetto che non si aspettavano, anche perché decisamente lontana dalla tipica richiesta di foto o autografi. Di abbracci, strette di mano, ringraziamenti con gli occhi vivi ne ho ricevuti parecchi (da Willem Dafoe a Robert Duvall, da Giuseppe Tornatore a Fanny Ardant, da Jack Black a Jeremy Irons). Forse per questo nessuno all’interno dell’organizzazione del festival ha visto mai di buon occhio la cosa; perché sono istanti di partecipe autenticità che cozzano fra tanta, ipocrita patina glamour. Ma va bene così. Perché quando si incontrano personaggi come Dean DeBlois, regista di gioielli come Lilo e Stitch e Dragon Trainer, invitato a Taormina per presentare il secondo capitolo di quest’ultimo, non si può che rimanere soddisfatti. Un incontro con un nome meno altisonante (e quindi meno “paparazzato”) che si risolve in foto, complimenti e perfino una chiacchierata in inglese non ha davvero pari. DeBlois è gentilissimo e affabile come pochi e fa sentire a suo agio tutti nonostante la sua figura massiccia e imponente. Ma lo sguardo si scioglie ancora di più dinanzi al piccolo omaggio da me realizzato per l’occasione in cui lo ritraggo abbracciato alle sue creature più famose. Lui lo comprende e ringrazia subito e per tutta la serata, ogniqualvolta ci si incrocia durante il cocktail esclusivo al Timeo. Ha capito che l’abbraccio del disegno non è altro che quello metaforico che si rinnova fra il pubblico e le “creature” da lui consegnate sullo schermo. Perché solo chi organizza il festival non ha compreso mai la necessità di far spazio a questo cuore?
Andrea Lupo