L'assenza che verrà ricordata come la più insolita ai Nastri del 2014 sarà probabilmente quella dell’attrice che l’argento lo porta impresso nel cognome. Asia, invitata ai Nastri per ricevere il premio Bulgari per il suo incompreso (scusate il gioco) “Incompresa”, avrebbe sicuramente conferito alla serata quel tocco italiano ed international in più. Ma forse la sua era un’assenza più che giustificata, viste le condizioni di salute di papà Dario, reduce neanche tre giorni prima da un brutto
incidente domestico (i migliori auguri di una pronta guarigione da parte di tutta la redazione di Vois che l'ha omaggiato tre mesi fa). Altra assenza “pesante” quella di un maestro come Ettore Scola che però il premio per il suo “Che strano chiamarsi Federico” l’aveva già ritirato a Roma. Poi l’assenza che più brucia, quella di Carlo Mazzacurati scomparso nel Gennaio di quest’anno e al quale il Sindacato dei giornalisti ha riservato un commemorativo Nastro dell’anno per il suo ultimo “La sedia della felicità”. Infine personale tiratina d’orecchie al SNGCI “reo” di aver dimenticato, nonostante i tanti premi elargiti quest’anno, un artista come Gianni Amelio autore del bellissimo documentario “Felice chi è diverso” (oltre che de "L'intrepido" con Antonio Albanese).L’impegno e il coraggio di un autore che, anche attraverso questo meticoloso lavoro di ricerca e selezione di interviste (anche siciliane), ha reso pubblica la sua omosessualità, andava riconosciuto, se non dal pubblico miope, quantomeno dai colleghi giornalisti. Chiusa la polemica passiamo alla festa che quest’anno però è stata preceduta dalla giusta campagna di sensibilizzazione dei dipendenti di Taormina Arte, saliti sul palco prima dell’assegnazione dei premi per protestare contro i tagli selvaggi ed indiscriminati che hanno colpito anche “il trono dell’arte” (come disse De Filippo a proposito del Teatro Antico). Siamo tutti con loro. E veniamo ai vincitori (più o meno) “annunciati”. Trionfo meritato per Virzì e il suo bellissimo “Il capitale umano”, dimostrazione che il “grande” cinema italiano si può fare anche adattando un “piccolo” romanzo straniero, sempre che ci siano passione ed abilità ad accompagnare il progetto. Al suo film, oltre ad importanti riconoscimenti tecnici, arriva anche quello per i due interpreti maschili (i due “Fabrizi” Bentivoglio e Gifuni) giusto ex-aequo per due mestieranti che si rubano continuamente la scena. Altrettanto eccellente la coppia di attrici premiata per il toccante “Allacciate le cinture” di Ferzan Ozpetek. Ma se per Kasia Smutniak (splendida col pancione) questo Nastro è un po’ il premio che ne segna la maturazione come interprete drammatica, per Paola Minaccioni il premio come non protagonista è la conferma della sua versatilità sia nel dramma che nella commedia. Sul palco sorride loro l’amico Ferzan che le ha dirette con la sua tipica delicatezza e sensibilità. Ad “Allacciate le cinture” tocca anche il premio per il casting director, prima volta in cui viene riconosciuto il lavoro di chi assembla volti e alchimie sullo schermo. Il poco visto ed osannato “Song’e Napule” si aggiudica invece il premio per la migliore commedia dell’anno oltre a quelli per i migliori non protagonisti, Paolo Sassanelli e Carlo Buccirosso. Una buona occasione per riscoprirlo e, magari, ridistribuirlo. Domenico Procacci viene premiato ancora una volta per il suo fiuto produttivo: “Smetto quando voglio”, oltre che una bella commedia, è anche un film amatissimo dalla generazione dei quarantenni mentre il suo protagonista Edoardo Leo è già nel cuore delle ragazze. Premio Manfredi a Marco Giallini (ma anche a Claudio Amendola e Edoardo Leo) consegnato per mano di un'emozionata Erminia Manfredi e premi anche alle giovani promesse di domani (Matilde Gioli dal “Capitale Umano” e Eugenio Franceschini da “Maldamore”). E se Pierfrancesco Favino per il Regazzoni di “Rush” si aggiudica (giustamente) il “Porsche”, Claudio Santamaria è il personaggio dell’anno “Persol” per il coraggioso ma maldistribuito “Il venditore di medicine”. E mentre Anna Foglietta (anche lei col pancione) e Valeria Solarino (il più bell’abito della serata) vengono riconosciute come campionesse di look e stile, Claudia Gerini, fascinosa quanto loro, è invece il miglior talento comico. Una timidissima Alice Rohrwacher si aggiudica il premio internazionale per le sue “Meraviglie” già trionfatrici a Cannes, mentre Stefano Accorsi viene celebrato come regista di cortometraggi che come attore. E i tecnici? Eccellenti quando rispondono al nome di Daniele Ciprì (la fotografia di “Salvo”) e dell’assente Milena Canonero, costumista tre volte Oscar premiata qui per “Grand Budapest Hotel”. Rivelazione assoluta l’ex-iena Pierfrancesco Diliberto in arte Pif, regista dell’amato “La mafia uccide solo d’estate” nonchè contagioso mattatore della serata.
A lui va la prima vignetta da parte di Vois, consegnata durante un’afosa conferenza stampa fra risate, entusiasmo e la sua amichevole disponibilità. Il secondo omaggio illustrato tocca invece ad un solare (e assai sensibile nei confronti dei giornalisti precari) Paolo Virzì. Sorriso grande e disponibilità alle stelle per un regista a cui auguriamo di volare ancora alto col suo “Capitale Umano”. Ultimo ad essere omaggiato l’indaffaratissimo Edoardo Leo, arrivato in serata direttamente dal set del suo terzo film. Una vignetta finita in tempi strettissimi che gli consegno durante il cocktail al Timeo. “Ho visto il film solo ieri sera!” gli confesso (è la verità). “E quando l’hai fatta questa?” replica lui. “ Stamattina”. “Ma sei un grande!” mi risponde. E giù foto e ringraziamenti. Non mollerà quel disegno nemmeno dopo la (lunghissima) premiazione. Perfino alla cena tenutasi tardi alla “Baronessa” lo terrà arrotolato dentro una tasca della giacca. Un mito. Che questi omaggi alla fine non siano graditi (almeno) quanto i Nastri stessi?
Testo e disegni di Andrea Lupo