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Recensione di “Liberaci dal male”

imageL’horror post-ferragostiano sembra essere diventato ormai un’abitudine ricorrente della stagione cinematografica estiva italiana. Consapevoli di dover dare una “smossa” alle abitudini vacanziere dei frequentatori di multisala (praticamente boccheggianti da circa due mesi per mancanza di titoli), i distributori puntano a rianimare la stagione puntando alla “pancia” degli spettatori e mirando al target dei giovanissimi ancora in vacanza. Quale migliore rimedio allora se non l’uscita di un “sano” horror d’autore? Se l’anno scorso fu l’ottimo “The Conjuring- L’evocazione” di James Wan ad aprire le danze (macabre) estive, quest’anno il compito tocca invece a “Liberaci dal male” di Scott Derrickson, già autore de “L’esorcismo di Emily Rose” e di quel gioiello sottostimato che è “Sinister”. I giovanissimi in cerca di sobbalzi facili o i cinefili a caccia di atmosfere horror più vintage però sono subito avvisati: “Liberaci dal male” non è quel luna park dei brividi annunciato dalla pressante campagna pubblicitaria on line (che ha compreso perfino un contest per la creazione della locandina del film), ma un prodotto di genere assai più “controllato” e prevedibile, che soddisfa il suo pubblico senza turbarlo troppo e che, soprattutto, intrattiene con gusto e intelligenza. Un film curiosamente ibrido dove il thriller sposa il soprannaturale e in cui la produzione (di Jerry Bruckheimer, artefice di Michael Bay) interviene in modo significativo sulla stessa scrittura cinematografica. La storia, basata sui rapporti di un vero poliziotto della NYPD alle prese con omicidi dalle venature paranormali, mira a fondere due generi abbastanza antitetici fra loro come l’horror e il poliziesco (così come avvenuto col tema processuale innestato in “L’esorcismo di Emily Rose”) e finisce per dar luogo a una sperimentazione dagli esiti interessanti e scopertamente “citazionisti” (“Se7en”, “L’esorcista” e perfino “Il braccio violento della legge” i modelli di riferimento dichiarati dal regista). Un bronx piovoso e lurido, già territorio cinematografico per poliziotti dalla “mano pesante”, diventa qui l’insolita cornice per killer religiosi e presenze demoniache (annunciate nientemeno che da brani dei “Doors”). E se le impennate action, tipiche della produzione Bruckheimer, imprimono un ritmo insolito all’investigazione sul paranormale contaminando perfino le sequenze esorcistiche (fatto che potrebbe scontentare gli amanti delle atmosfere più sospese e rarefatte tipiche del genere), la commistione tuttavia non disturba troppo anche perché Derrickson riesce a gestire bene l’intera materia, alternando con sapienza brividi più “sorvegliati” a squarci d’orrore decisamente più raffinati e autoriali (tutta la notevole sequenza dello zoo e frammenti di terrore più “domestico” che rimandano a “Sinister”). "Liberaci dal male" scivola velocemente attraverso le sue due ore di durata imponendosi, prima ancora che come horror disturbante (genere che non abita qui), come un film serio e dallo stile "secco", lontano sia dall’abusato filone del POV amatoriale che dall’avanguardia “vintage” inaugurata da James Wan. Niente di nuovo sotto il sole (estivo) per intenderci, ma un prodotto consapevole e non pretenzioso che riesce comunque a ossigenare il genere. Da non perdere gli splendidi titoli di coda con “Break on Through” dei Doors a chiudere, significativamente, quella che resta soprattutto una cinefila operazione di collage orrorofico.

Testo e Disegno di Andrea Lupo

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