I carabinieri del Ros hanno eseguito a Roma, Rieti, Frosinone, L’Aquila, Catania ed Enna un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 44 persone (ci sono nomi noti come l’ex consigliere regionale Luca Gramazio, l’ex presidente del Consiglio Comunale Mirko Coratti, l’ex assessore della giunta Marino, Daniele Ozzimo), indagate, a vario titolo, per associazione di tipo mafioso, corruzione, turbativa d’asta, false fatturazioni, trasferimento fraudolento di valori e altri reati. Le misure cautelari sono state sollecitate al gip dalla Direzione distrettuale antimafia della procura di Roma.
Sullo sfondo il business legato ai flussi migratori e alla gestione dei campi di accoglienza per migranti. Nell’ordinanza di custodia cautelare, emessa su richiesta della procura distrettuale Antimafia di Roma, vengono ipotizzati a vario titolo i reati di associazione di tipo mafioso, corruzione, turbativa d’asta, false fatturazioni, trasferimento fraudolento di valori ed altro.
GLI ARRESTI
Gerardo Addeo, Tommaso Addeo, Gaetano Altamura, Claudio Bolla, Stefano Bravo, Marco Bruera, Emanuela Bugitti detenuta agli arresti domiciliari, Salvatore Buzzi detenuto, Claudio Caldarelli detenuto, Domenico Cammisa, Massimo Caprari, Massimo Carminati detenuto, Nadia Cerrito detenuta, Pierina Chiaravalle detta “Piera” detenuta agli arresti domiciliari, Mario Cola, Sandro Coltellacci detenuto agli arresti domiciliari, Mirko Coratti, Santino Dei Giudici, Paolo di Ninno detenuto, Antonio Esposito, Francesco Ferrara, Franco Figurelli, Emilio Gammuto detenuto, Alessandra Garrone detenuta, Luca Gramazio, Carlo Maria Guarany detenuto, Guido Magrini, Angelo Marinelli, Salvatore Menolascina, Mario Monge, Michele Nacamulli, Daniele Ozzimo, Brigidina Paone detta “Dina”, Carmelo Parabita, Pierpaolo Pedetti, Daniele Pulcini, Angelo Scozzafava, Paolo Solvi, Fabio Stefoni, Andrea Tassone, Fabrizio Franco Testa detenuto, Giordano Tredicine, Stefano Venditti, Tiziano Zuccolo
LA GESTIONE DEI CENTRI D’ACCOGLIENZA
Secondo gli investigatori, gli accertamenti successivi alla prima tornata di arresti hanno confermato «l’esistenza di una struttura mafiosa operante nella capitale, cerniera tra ambiti criminali ed esponenti degli ambienti politici, amministrativi ed imprenditoriali locali». In particolare le indagini hanno documentato quello che gli inquirenti definiscono un «ramificato sistema corruttivo finalizzato a favorire un cartello d’imprese, interessato alla gestione dei centri di accoglienza e ai consistenti finanziamenti pubblici connessi ai flussi migratori».