E’ fresca la notizia sugli imprenditori di Bagheria, in Sicilia, che si sono uniti e ribellati a chi li tormenta col pizzo, e hanno fatto arrestare un’intera cosca mafiosa. I cittadini di Bagheria, che è un Comune a 5 Stelle, si sono fidati dello Stato anche perché vivono in un contesto che incoraggia la legalità.
In Calabria, nella Locride, probabilmente la sensazione è molto diversa. Da ben sette anni, l’azienda agricola di Monasterace “A lanterna” subisce puntualmenteun attentato all’anno. Una volta va a fuoco il ristorante, una volta l’uliveto e l’ultima, la settimana scorsa, ha visto in fiamme capannone e trattore. L’azienda agricola, che segue un modello di sviluppo sostenibile, biologico, fa parte di un consorzio di aziende (GOEL) che si oppongono alla ‘ndrangheta.
La domanda allora è: cosa devono fare i calabresi onesti, che vogliono fare resistenza contro la mafia? Rinunciare forse? Se in sette anni non si è riusciti a fermare questo stillicidio di persecuzioni contro una realtà della filiera agricola “pulita”, non resta che concludere che lo Stato se ne lava le mani e li abbandona al loro destino.
Eppure anche in Calabria hanno la voglia di reagire, come accaduto in Sicilia a Bagheria. È necessario però che le istituzioni prendano le distanze dalla ‘ndrangheta con ogni gesto possibile, mandando via i politici anche soltanto indagati per voto di scambio o in odore di ‘ndrangheta. Il riscatto della Calabria passa anche attraverso una trasparente onestà di chi la governa. E’ solo questo che dà coraggio ai cittadini, e che può avviare il percorso virtuoso del ritorno dello Stato. Anche in Calabria, lo stanno tutti aspettando.