Più che una promessa per i costruttori e gli affaristi la boutade del premier sul Ponte sullo Stretto è stata un occhiolino agli alfaniani: Renzi ha lanciato il messaggio dalle pagine del libro di Vespa. È un giochino tutto loro, una dichiarazione d’amore e d’intenti che però viene fatta sulla pelle di migliaia di persone e con i soldi di tutti gli italiani.
Il Ponte sullo Stretto non si farà mai e solo annunciarlo è un’offesa.
Un’offesa ai messinesi senz’acqua, ai calabresi con il territorio che frana a ogni bomba d’acqua, a tutti i cittadini schiacciati dal dissesto idrogeologico, che investe l’80% del territorio nazionale, per cui questo governo continua a promettere soldi che non stanzia mai.
Eppure sarebbe la più grande opera pubblica necessaria al Paese. Vogliono nuovi posti di lavoro? Con un miliardo di euro investiti nel risanamento si creerebbero fino a 17mila posti di lavoro. Con le grandi (e inutili) opere pubbliche sono appena 700.
Ma il buon senso si sa, non abita a Palazzo chigi.
Renzi dice di voler costruire il ponte sullo Stretto che dovrebbe collegare due regioni che non hanno ferrovie, dove le strade sono spazzate via dalle frane, dove i capoluoghi sono isolati da settimane e senz’acqua. Ma Renzi vuole il Ponte.
Non ci interessano i giochi politici della alleanze che si nascondono dietro queste dichiarazioni.
Bisognerebbe che si vergognassero per averlo solo pensato.