AGRIGENTO, 13 giugno 2016 – Provenienti da Roma, dove sono state esposte alla Camera dei Deputati nel marzo scorso, approdano alla FAM Gallery di Agrigento otto raffinatissime – e per certi versi profetiche – opere di Michele Cossyro protagoniste della mostra “Buchi neri e pieghe cosmiche”, con la presentazione di Bruno Corà.
Concepita come una “riduzione” dell’esposizione romana, quella di Agrigento – in programma dal 18 giugno e fino al 24 luglio – sarà un’opportunità straordinaria per provare a curiosare e fantasticare sulle più recenti e misteriose scoperte dell’universo siderale: i buchi neri, appunto, e quelle onde gravitazionali intuite da Einstein e recentemente confermate dagli scienziati la cui rappresentazione tridimensionale Cossyro sembra avere sorprendentemente anticipato sin dai primi anni Duemila. Il riferimento è al ciclo dei Black Holes: opere realizzate con tecniche artigianali tramite legni d’ulivo successivamente lavorati a listelli e intrecciati alla stessa maniera dei pescatori che realizzavano le “nasse”. Proprio il reticolo di queste forme sembra rievocare le linee, le trame dei campi gravitazionali e quelle curve – le stramature – che piegano lo spazio.
Di questa singolare intuizione di Cossyro – e della valenza anticipatrice della sua ricerca plastica verso forme e fenomeni oggetto di studio della fisica moderna e contemporanea – scrive Bruno Corà, nel testo critico del volume Black Holes, affiancando l’indagine di Cossyro a quella pionieristica di Fontana di oltre mezzo secolo fa: “Se i ‘buchi’ o i ‘concetti spaziali’ di Lucio Fontana – dice Corà – hanno fornito, in modo pionieristico negli anni Cinquanta una fisionomia ideale all’identità dello spazio siderale e perfino a quello delle particelle, ora Cossyro con i suoi black holes si è spinto verso frontiere ancora più estreme. Infatti, il ciclo dei buchi neri (2010-2016) concepiti e realizzati da Cossyro con tessere vitree e ardesia, e collocati sul pavimento sopra lastre di acciaio inox lucidato a specchio o sospesi in aria, consentono di prendere visione e coscienza di una realtà altrimenti invisibile poiché riferita a fenomeni astronomici aventi una massa di numerose migliaia di volte superiore a quella del sole strutturalmente munita di una velocità in grado di inghiottire la luce e pertanto non consentendo la sua diffusione”.
Premonizione, profezia, preveggenza o intuizione casuale? In una recente conversazione raccolta da Paolo Minacori, direttore artistico di FAM Gallery, Cossyro si schermisce e ironizza con chi lo definisce un “chiaroveggente”: “L’arte anticipa tutto – dice l’artista – lo fa anche Italo Calvino nel suo elogio alla leggerezza: ogni collegamento nell’Universo sembra ci voglia dimostrare che il mondo si regge su entità sottilissime, come i messaggi del DNA, gli impulsi dei neuroni, i quarks, i neutrini vaganti nello spazio dall’inizio dei tempi… Sono i medesimi “fili” sottili che collegano i suoi oggetti ideali (qualcuno direbbe “surreali”) che prendono forma e allo stesso tempo si dissolvono, percezione di ciò che è minuto, mobile e leggero, nelle fisarmoniche, nei reticoli, perfino nelle linee spirali dei suoi buchi neri”.
La luce e il buio cosmico, il dialogo fra opposti – qui nel contesto quasi visionario della fisica universale – tornano protagonisti nelle opere di Cossyro come in tempi meno recenti il contrasto fra bronzo e legno “conflitto di materie nemiche che Cossyro allea in un solo oggetto”. Ancora Minacori nella conversazione con il maestro: “Questo ci riporta – ma non è materia di chi scrive, piuttosto argomento degli storici dell’arte che stanno lucidamente animando il dibattito – al rapporto tra l’opera, lo spazio e il colore. Se lo spazialismo di Lucio Fontana era teso a superare la realtà bidimensionale della tela verso una terza dimensione percepita, ma oscura – è il punto di vista dell’osservatore che mira allo squarcio-buco, ma non trova la luce – nell’opera di Cossyro la sperimentazione dello spazio percepito multidimensionale supera lo spazialismo bidimensionale. La luce-colore diventa protagonista non solo dal punto di vista metaforico e concettuale, ma anche responsabile della realizzazione di un organismo elaborato, complesso, strutturato in una creazione plastica che investe lo spazio”.
In mostra sarà disponibile il libro Michele Cossyro Black Holes con testo critico di Bruno Corà, editore KAPPABIT.
Buchi neri e pieghe cosmiche Michele Cossyro
Presentazione di Bruno Corà
Agrigento FAM Gallery | via Atenea 91
18 giugno | 24 luglio 2016
Orari: martedì venerdì 17.30 – 20.30
Sabato domenica 11.00 – 13.00 |17.30 – 20.30 lunedì chiuso
Realizzazione della mostra Paolo Minacori – Main Contributor – coordinamento organizzativo Erika Chianetta – Collaborazioni Museum – Osservatorio dell’arte contemporanea in Sicilia, FAM – Fabbriche Chiaramontane – Con il patrocinio del COMUNE DI AGRIGENTO – Progetto grafico Emanuele Pistola – Ufficio stampa Carmela Grasso, Simonetta Trovato
MICHELE COSSYRO | biografia
Michele Cossyro Valenza nasce a Pantelleria il 16 marzo 1944. E’ allievo di Pericle Fazzini presso la Scuola di Scultura dell’Accademia di Belle Arti di Roma. Negli anni ’60 lavora nell’alta moda e i suoi gioielli accompagnano i modelli della sfilata Luigi Faraoni nella Sala Bianca di Palazzo Pitti di Firenze. Nel 1969 e nel 1971, firmandosi Michele Valenza, poi Cossyro, vince il 2° e 4° concorso italiano per artisti del gioiello di Milano, Il diamante nell’anello di fidanzamento e Diamanti oggi, patrocinato dalla De Beers Consolidated Mines Ltd. Dal 1978 è titolare delle cattedre di Decorazione nelle Accademie di Belle Arti di Catania, Urbino, Venezia e dal 1987 occupa la cattedra di Decorazione dell’Accademia di Belle Arti de L’Aquila che dirige dal 1987 al 1995. Insegna Decorazione presso l’Accademia di Belle Arti di Roma fino al 2011. Nel 2014 l’Accademia di Belle Arti di Roma gli conferisce il titolo di: Maestro Accademico Emerito. Fa parte della commissione CIMAE per il Ministero degli Esteri dal 1990 al 1995 ed è consulente tecnico per il Ministero delle Finanze, per la Zecca dello Stato. Dal 1979 direttore artistico del La Salerniana di Erice, vive e lavora a Roma.
Nel primo e breve periodo di formazione e di ricerca, l’artista agisce nell’ambito di una personale Astrazione, che ha dei vaghi riferimenti Surreal – fantastici. Le presenze costanti nei quadri e nelle sculture di questo periodo sono la luce e i piani scoscesi in bilico, che esprimono inquietudine ed evidenziano un carattere sociale – ecologico. L’attenzione verso l’ecologia e la cultura mediterranea, da allora sempre presente nella sua ricerca, viene espressa e focalizzata nei lavori degli anni settanta. È per lui che la critica inventa il concetto di Astrazione fenomenica, tale che possa spiegare la sua originale ricerca che si esprime spesso attraverso la Metafora.
Sono degli anni “70: le metafore sul mare, le bande verticali, gli ami, le carene, i sugheri, le piume, le opere oggettuali, le ambientazioni, le frantumazioni, le disseminazioni e le istallazioni, che espone nella Galleria Cortina di Milano e nella Galleria Artivisive di Roma. Verso la fine degli anni “70, e per tutti gli anni “80, interrogandosi sempre sullo spazio – ambientale, Michele Cossyro approfondisce la sua ricerca astratta partendo sempre da emozioni, suggestioni e memorie mediterranee.
All’inizio degli anni ottanta è tra i fondatori della Narciso Art, teorizzata da Giorgio Di Genova, nella’ambito della quale affronta la serie dei quadri ad angolo: Narciso. In questa serie sviluppa La Follia della Pittura che, come Narciso, guarda se stessa ed impazzisce. Sono quadri speculari dipinti e quadri specchianti dove nella oggettualità plastica dell’opera si alternano le parti dipinte alle parti ricoperte dallo specchio. Sono opere aniconiche dove l’astrazione fenomenica si arricchisce di nuove scomposizioni, frantumazioni e inganni percettivi. Procede con questa ricerca fino alla fine degli anni ” 80 dove la sua indagine culmina con la serie delle: Derivazioni stellari esposte alla Galleria dei Banchi Nuovi di Roma.
Dal 1989 crea la serie delle Nasse, ricerca che si protrae per tutti gli anni ”90. Le Nasse sono opere bidimensionali, dette Pittosculture, che ricorrono alla Metafora della rete, della gabbia, della cattura, dell’inganno, e della globalizzazione. Sempre negli anni ”90 si dedica alle committenze pubbliche ed esegue in tutta Italia numerose opere di scultura e mosaico di grandi dimensioni. Sono di questo periodo, infatti, i grandi interventi di sculture, di mosaici, di vetrate, di ceramica in spazi ed edifici pubblici e privati.
Dal 2000 ad oggi la sua produzione artistica è rivolta soprattutto alla scultura, mai dimenticata, arricchita dalla bidimensionalità segnica. Nell’ultimo decennio Michele Cossyro utilizza il bronzo e la ceramica, con istallazioni a parete e collocazioni che rendendo la Scultura complice del segno. L’oggetto scultoreo posto a parete interagisce con il segno – disegno tracciato sul muro e tra l’opera scultorea e la traccia si crea un colloquio nuovo. L’oggetto scultoreo e il segno progettuale, come una sinopia, fa sì che l’opera perda la sua fissità e diventi opera aperta in divenire a seconda della trasformazione del segno. Questi due elementi inscindibili, traccia e scultura, costituiscono la sua ricerca degli ultimi anni ed è attraverso questi lavori prendono forme le Metafore del Viaggio, Echi dal fondo, Abissi, e Interspazio. Le opere di Michele Cossyro sono presenti in musei italiani e stranieri, in collezioni pubbliche e private. Notizie sulle attività svolte da Cossyro sono pubblicate dal 1973 ad oggi, in tutti i cataloghi di Pittura e di Scultura dell’editore Bolaffi e Mondadori e Associati. È stato segnalato Bolaffi dai critici: C. Munari (1975), G. Di Genova (1980) e P. Bucarelli (1982).